Musichiamo

Vitti na crozza

07.07.2023
“Vitti na crozza supra lu cannuni
fui curiuso e ci vossi spiare
idda m’arrispunniu cu gran duluri
murivi senza un tocco di campani
Si nni eru si nni eru li me anni
si nni eru si nni eru un sacciu unni
ora ca sugnu vecchio di ottant’anni
chiamu la morti i idda m arrispunni
Cunzatimi cunzatimi lu me letto
ca di li vermi su manciatu tuttu
si nun lu scuntu cca lume peccatu
lu scuntu allautra vita a chiantu ruttu
C’è nu giardinu ammezu di lu mari
tuttu ntessutu di aranci e ciuri
tutti l’acceddi cci vannu a cantari
puru i sireni cci fannu all’amuri.”
Vidi un teschio
“Vidi un teschio sopra la torre
Ero curioso e volli domandargli
Lui mi rispose con gran dolore
Sono morto senza rintocchi di campane
Sono andati, sono andati i miei anni
Sono andati, sono andati, non so dove
Ora che sono vecchio di tanti anni
Chiamo la morte e questa mi risponde
Preparatemi, preparatemi il letto
Che già i vermi mi hanno mangiato tutto
Se non lo sconto qui, il mio peccato
Lo sconterò nell’altra vita, a sangue rotto
C’è un giardino in mezzo al mare
Pieno di fiori, di arance e di fiori
Tutti gli uccelli vanno lì a cantare
Anche i pesci vi fanno l’amore.”
Composta da Franco Li Causi per il film di Pietro Germi, “Il cammino della speranza”, del 1950, “Vitti na crozza” è una canzone legata al mondo delle miniere, o meglio, delle solfatare.
Come spiega Sara Favarò in “La vera storia di Vitti na crozza“, “il famoso ‘cannuni’ dove si trova il teschio, protagonista della canzone”, non è un “pezzo di artiglieria cilindrico utilizzato per fini bellici”, ma “il boccaporto delle miniere. Il testo ripercorre l’ostracismo perpetrato dalla Chiesa, incredibilmente cessato solo verso il 1940, nei confronti dei minatori morti nelle solfatare. I loro resti mortali non solo spesso rimanevano sepolti per sempre nella oscurità perenne delle miniere, ma per loro erano precluse onoranze funebri e perfino, insiste la voce del teschio, un semplice rintocco di campana, perché zolfo e sottosuolo erano simboli e dimora del demonio.
La voce del teschio implora che qualcuno riservi anche a lui questa pietas, affinché una degna sepoltura, accompagnata da un’onoranza funebre che lo possa degnamente accompagnare nell’aldilà sia in grado di riscattare i suoi peccati e garantirgli una pace eterna dopo un’esistenza di stenti, contrassegnata da un lavoro massacrante in un’oscurità permanente“.

Lascia un commento