“Il ragioniere mi girava attorno sospettoso, poi rivedeva i miei conti. Anche in lui, come in mio padre, scorgevo una vena leggera di irritazione mentre mi diceva “Benissimo”. Notavo, però, che egli si comportava in tal modo anche verso le mie migliori colleghe: c’era sempre, da parte degli uomini, un lieve senso di diffidenza nei confronti del lavoro femminile. Aspettavano sempre che sbagliassimo. Volevano avere la possibilità di perdonarci un errore. Il ragioniere passeggiava nel corridoio mentre la cassiera quadrava il bilancio. La cassiera lo sentiva andare su e giù, appena oltre la porta; e quel passo monotono logorava i suoi nervi, i numeri si confondevano, rotolavano giù dalle caselle. Il ragioniere pensava che forse gli sarebbe bastato percorrere ancora venti volte il corridoio perché ella si arrendesse, chiamasse aiuto: “Non quadro, ragioniere”. Accorremmo in tre o quattro presso di lei, tutte donne: smaniava, si portava le mani alla fronte, era una donna matura, aveva tre bambini. La aiutammo, io mi risolsi persino a preparare un caffè con l’odioso fornelletto.
“Si calmi” le dicevamo “da brava, si calmi”. Stavamo tutte in piedi dietro di lei quando egli aprì la porta, al termine dei giri che aveva previsto. “Ebbene, signora” domandò. Eravamo pallide. “Quadrato, ragioniere”.
Alba de Cespedes, in “Dalla parte di lei”, 1949
(Alba Carla Lauritai de Céspedes y Bertini: giornalista, scrittrice, poetessa, partigiana. Nome di battaglia: “Clorinda”)