Arundhathi Subramaniam, “Quando Dio è un viaggiatore (riflettendo su Kartikeya/Muruga/Subramania, che si chiama come me), da “A una poesia non ancora nata”
Giorgio Caproni, “Congedo del viaggiatore cerimonioso”
Beatrice Masini e Gianni De Conno, “Il viaggio”, da “Il buon viaggio”
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Dove ho perduto qualcosa
Alfonso Brezmes
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Il mio cavallo trova forse strano
“Il mio cavallo trova forse strano
che io sosti ove non c’è casa all’intorno,
tra i boschi e il lago coperti di ghiaccio
nella sera più buia dell’anno.
Fa tinnire i sonagli delle briglie,
quasi a chiedermi se sto sbagliando.
Non c’è altro suono, fuori del fruscio
del vento lieve e dei fiocchi che cadono.
Profondi e scuri sono i boschi e belli,
ma ho promesse da mantenere
e miglia da percorrere, prima di dormire,
e miglia da percorrere, prima di dormire.”
Robert Frost
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Il viandante
“Di sera,
risuona il torrente,
il greve respiro dei boschi,
cielo, solcato in volo
da uccelli urlanti, lidi
delle tenebre, antichi,
su questi i fuochi delle stelle.
Da umano ho vissuto,
di contare ho scordato le porte,
quelle aperte. A quelle sbarrate
ho bussato.
Ogni porta è aperta.
Chi chiama sta a braccia
distese. Accostati dunque alla tavola.
Parla: risuonano i boschi,
i pesci attraversano in volo
il torrente che respira, il cielo
trema di fuochi.”
Johannes Bobrowski, “Il viandante”, da “Paese d’ombre, fiumi”, 1962
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Renato Guttuso, “La strada”
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Viaggio Dentro
“E mi incammino
senza mappa o bisaccia
priva d’armi e certezze
lasciando casa
paese
nazione
svuotando cassetti
concetti
nozioni.
Vado
come in uscita dal grembo
togliendo
la camicia di fortuna
tagliando
con dolore ogni cordone.
Vado
intreccio venti e maree
con il respiro
nulla costruisco
ho mani aperte
occhi di cielo
cuore pronto
a lanciarsi nel vuoto.”
Marilina Manzo, “Viaggio Dentro”
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Non dire per cosa vieni
“Non dire per cosa vieni.
Lasciami indovinare dalla polvere dei tuoi capelli che vento ti ha mandato.
È lontana la tua casa?
Ti do la mia: leggo nei tuoi occhi la stanchezza del giorno che ti
ha vinto; e, sul tuo volto, le ombre
mi raccontano il resto del viaggio.
Dai, vieni a dar riposo ai tormenti del cammino nelle curve del mio corpo – è una meta senza dolore e senza memoria.
Hai sete? Avanza dal pomeriggio solo una fetta d’arancia – mordila nella mia
bocca senza chiedere. No, non dirmi
chi sei né per che cosa vieni. Decido io.”
Maria do Rosário Pedreira
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Nomade o marino
Edmond Jabès, da “Un étranger avec, sous le bras, un livre de petit format”
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Paul Gauguin, “Strada di montagna a Tahiti”, 1891
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E’ tempo
Edward Hopper, “Compartment C, Car 293”, 1938
“Cammini per il mondo
come sopra i tasti del piano
talvolta suoni forte
e talvolta adagio
non puoi arrivare
alla fine della tastiera
perché in realtà i tasti stanno
nelle tue scarpe”
Nadija Rebronja (Poetessa serba)
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Miniatura medievale, la prima a rappresentare l’uso della bussola a bordo di una nave. L’illustrazione proviene da una copia manoscritta di Jehan de Mandeville (John Mandeville), “Le livre des merveilles”, 1403
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Il viaggio
“Uno ti dice Buon viaggio
quando ti vede andar via
pronta/o per un lungo cammino
per stare sola/o
per vedere cose e posti
e persone che non avevi mai visto
per scoprire tesori che ancora non sai. […]
Ma quand’è che un viaggio è buono?
Quando sai dove andare.
Ma anche quando non lo sai
e lo scopri strada facendo. […]
Quando cammini per conto tuo e stai bene così.
E quando incontri qualcuno e ti accorgi che stai bene anche così, con qualcuno…
Quando sbagli strada
e arrivi in un posto
e scopri che è proprio lì
che volevi arrivare
anche se non lo sapevi.
Quando incontri un ostacolo,
e poi un altro,
e un altro ancora,
e trovi il modo di superarli tutti. […]
Uno ti dice Buon viaggio
quando ti vede pronta/o per andare via
e non sa dove vai
e nemmeno perché
ma crede che tu sappia tutto
e invece non sai niente
ma va bene così.
A volte non sai niente nemmeno alla fine,
perché non sai se quella è la fine
o se è solo una tappa.
Allora vuol dire che hai fatto davvero Buon viaggio,
perché sei già pronta/o per cominciarne un altro.”
Beatrice Masini, da “Il buon viaggio”
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Eduardo Úrculo, “Il ritorno di Williams B. Arrensberg” (o “Il viaggiatore”), a Oviedo (Spagna)
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Viaggiare
“Mi tramuto in un sacco.
Un vecchio straccio
mi porta fuori all’alba.
Ci trasciniamo, curvi.
Ecco qui, dice, la cravatta blu,
un uomo l’ha scalata mentre gli stava al collo.
Ora lassù singhiozza
perché non sa come calarsi giù.
Ma io non dico niente, cosa può dire un sacco?
Ecco qui, dice, il cappotto.
Il suo nome è Achab, i suoi sono i nostri stracci.
È in cerca del sarto che lo ha fatto.
Vuole strappare via tutti i suoi fili neri.
Ma io non dico niente, cosa può dire un sacco?
Ecco qui, dice, un paio di stivali,
mentre andavano a fondo, mentre andavano sotto
la loro vita videro in un lampo,
dovunque andremo, si aggrapperanno a noi.
Ma io non dico niente, cosa può dire
un sacco rigonfio di stoppa fino al collo?”
Charles Simic, “Viaggiare”, da “Hotel insonnia“, 2002
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Pippo Rizzo, “Treno notturno in corsa”, 1926
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