“Preferisco che (le storie) non finiscano, preferisco che quelli che leggono le finiscano come vogliono loro, preferisco le storie con un punto interrogativo così che i bambini possano inventarsi qualche cosa. Tocca a loro finirle. (…)
La creatività è pensiero divergente, cioè capace di rompere continuamente gli schemi dell’esperienza. (…) È creativa una mente sempre al lavoro, sempre a fare domande, a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti, (…) capace di giudizi autonomi e indipendenti (anche dal padre, dal professore e dalla società), (…) che rimanipola oggetti e concetti senza lasciarsi inibire dai conformismi. (…)
Da a un lapsus può nascere una storia, non è una novità. Se, battendo a macchina un articolo, mi capita di scrivere «Lamponia» per «Lapponia», ecco scoperto un nuovo paese profumato e boschereccio: sarebbe un peccato espellerlo dalle mappe del possibile con l’apposita gomma; meglio esplorarlo, da turisti della fantasia. Se un bambino scrive nel suo quaderno «l’ago di Garda», ho la scelta tra correggere l’errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l’ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo «ago» importantissimo, segnato anche nella carta d’Italia. La luna si specchierà sulla punta o nella cruna? Si pungerà il naso? (…)
Al bambino non possiamo consegnare l’oceano un secchiello alla volta però gli possiamo insegnare a nuotare nell’oceano e allora andrà fin dove le sue forze lo porteranno, poi inventerà una barca e navigherà con la barca, poi con la nave (…) Dobbiamo cioè consegnare degli strumenti culturali. La conoscenza non è una quantità, è una ricerca. Non dobbiamo dare ai bambini delle quantità di sapere, ma degli strumenti per ricercare, degli strumenti culturali perché lui crei, spinga la sua ricerca fin dove può, poi certamente toccherà sempre a noi spingerlo più in là e aiutarlo ad affinare i suoi strumenti.”
Gianni Rodari, da “La grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie”, 1973
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Intendo per «passione» la capacità di resistenza e di rivolta; l’intransigenza nel rifiuto del fariseismo, comunque mascherato; la volontà di azione e di dedizione; il coraggio di «sognare in grande»; la coscienza del dovere che abbiamo, come uomini, di cambiare il mondo in meglio, senza accontentarci dei mediocri cambiamenti di scena che lasciano tutto com’era prima; il coraggio di dire di no quand’è necessario, anche se dire di sì è più comodo, di non «fare come gli altri», anche se per questo bisogna pagare un prezzo”
Gianni Rodari, da “Educazione e passione”, da “Il Giornale dei Genitori”, n.11/12, Novembre/Dicembre