Affabulazioni

Ritorno a casa

15.11.2021
“Sono tornato, ho attraversato il porticato e mi guardo intorno.
Questo è il vecchio cortile della casa di mio padre. Al centro una pozzanghera. Vecchi arnesi inutilizzati buttati alla rinfusa ostacolano il passaggio sulle scale. Il gatto sta appostato sulla ringhiera. Un panno strappato, agganciato a un palo forse durante un gioco, ondeggia nel vento.
Sono arrivato.
Chi mi accoglierà?
Dietro la porta della cucina chi mi aspetta?
Dal comignolo il fumo vola, si sta preparando il caffè per la sera.
Ti è familiare, ti senti a casa?
Io non lo so, mi sento molto insicuro.
E’ la casa di mio padre ma le sue cose stanno fredde una vicino all’altra, come se ognuna pensasse solo alle sue faccende che in parte ho già dimenticato, in parte non ho mai saputo.
Come posso io essere utile?
Cosa sono io per loro, pur essendo figlio di mio padre, il vecchio agricoltore?
E io non oso bussare alla porta della cucina, io solo sto origliando da lontano, io solo sto origliando e aspettando, in modo da non essere scoperto mentre sto origliando. E visto che sto origliando da lontano, non sento niente. Solo il leggero battito di un orologio, o forse credo di sentirlo, dalla mia infanzia lontana. Quel che in cucina succede è il segreto di coloro che stanno seduti là dentro, che a me rimane precluso.
Più a lungo uno esita davanti alla porta, tanto più rimane un estraneo.
Cosa succederebbe se ora qualcuno aprisse la porta e mi domandasse qualcosa?
Forse anch’io sarei uno di quelli che vuole custodire il proprio segreto.”
Franz Kafka, da “Racconti”
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Foto di Sonia Simbolo

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