Pensieri

Un’Italia diversa è possibile?

24.11.2021
“Se le mogli non riuscivano ad avere figli era solo colpa loro ed erano donne mancate. Se le donne diventavano madri senza essere sposate erano disonorate e i genitori le cacciavano di casa. Se le donne non volevano quel figlio e tentavano clandestinamente di interrompere la gravidanza potevano morire. Le mogli allevavano da sole i figli, ma la patria potestà era del marito. Il solo scopo delle donne era essere madri rinunciando ad essere donne. Il rapporto delle donne con la maternità è sempre stato gestito e approvato da leggi, idee, paure, maschili. Ma le donne molto hanno ottenuto e ancora più sognano. Vorrebbero, alla rinfusa: essere persone prima che madri; scegliere di essere o non essere madri; accedere alle tecniche di inseminazione eterologa; essere aiutate sin dall’adolescenza a non trovarsi madri per puro caso; essere madri di quanti figli desiderano senza dover rinunciare alla carriera o scegliere di rinunciarci per essere del tutto madri; avere accanto un uomo-padre come loro sono donna-madre, malgrado il lavoro e l’organizzazione domestica; essere madri di figli maschi e saperli far crescere affinché imparino ad amare, rispettare, aiutare le donne della loro vita; essere madri di figlie femmine che imparino a rispettare il proprio corpo, la propria intelligenza, il proprio valore, impedendo a chiunque di irriderle perché in grado di star sedute sulla propria fortuna.”

Natalia Aspesi

“Che nessuno giustifichi la violenza quotidiana
Non è un sogno. Miserabili azioni si compiono ogni giorno nelle famiglie italiane, nelle case, nelle automobili, nei luoghi in cui ci limitiamo a compiere l’esercizio quotidiano dell’esistenza. Succedono talmente spesso e a talmente tante donne – e uomini – da diventare numeri, per statistiche sociologiche, irrilevanti. Picchiare una donna per gelosia, per timore di perderla o di essere perso, per imporre rispetto, mandarla al pronto soccorso e costringerla a vergognarsi di avere accettato i calci, i pugni e gli insulti – a sentirsi meritevole di punizione e perciò a tacere e a rendersi complice. Perseguitare la ex moglie o la ex convivente che se n’è infine andata, negarle un futuro e, quando la riconciliazione appare ormai impossibile, aggredirla, magari accoltellarla. Difendere un figlio che ha stuprato un’amica, una compagna di scuola, una ragazza conosciuta in discoteca, giustificandolo perché lei era consenziente mentre lui è sempre stato un bravo ragazzo. Cose che capitano. Ma fino a quando? Finché non sembreranno – non a chi le subisce, ma a chi le commette – scandalose, ributtanti, imperdonabili. Non è un sogno, è una pretesa.”

Melania Mazzucco

“Corri, bambina, corri…, tu che hai buona la testa, le gambe e il cuore. Corri senza rallentare davanti agli ostacoli, alla stanchezza, alla nostalgia (che pure talvolta ti coglie) del tempo della lentezza e della protezione. Corri per arrivare dove avevi deciso, per soddisfare il tuo sogno e la tua ambizione. La modestia, la rinuncia alle proprie ambizioni, se pure riuscirono, segretamente, a nutrirle, fu il connotato delle donne delle generazioni che ti hanno preceduto, donne educate alla modestia e alla rassegnazione, a mettersi al servizio dell’ambizione del maschio della famiglia, fosse il marito, il fratello, il figlio. Tu sei diversa, tu hai deciso di arrivare dove ti sei proposta. Tra le donne che oggi hanno successo, molte portano nomi illustri. Hanno successo, dunque, per diritto ereditario. Tu non hai un nome illustre, né una famiglia importante alle spalle, ma hai buona la testa, le gambe e il cuore. E hai diritto a correre, e ad arrivare prima se la corsa non sarà truccata. Noi, della generazione che è venuta prima di te, una generazione che si è impegnata nella corsa, che spesso ha vinto, che più spesso ha perso, ti daremo una mano, se ce la chiederai. Ma tu devi sapere che hai diritto a una corsa non truccata, che hai diritto al successo.
I sogni per un’Italia diversa.”

Miriam Mafai

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