Linguaggi

Nessuna solitudine è piccola

26.11.2021
“Ci sono giorni in cui la solitudine è un vino inebriante che ti ispira libertà,
altri in cui è un tonico amaro,
e altri ancora in cui è un veleno che ti fa sbattere la testa contro il muro.”
Colette
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Nessuna solitudine è piccola
 
“In un angolo del cortile,
tra la schiuma di sapone,
alcune rose si sono piegate
sotto il peso del loro profumo.
Nessuno ha sentito
l’odore di queste rose.
Nessuna solitudine è piccola.”

Yannis Ritsos

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Compagnia
“Stamattina mi sono svegliato con la pioggia
che batteva sui vetri. E ho capito
che da molto tempo ormai,
posto davanti a un bivio,
ho scelto la via peggiore. Oppure,
semplicemente, la più facile.
Rispetto a quella virtuosa. O alla più ardua.
Questi pensieri mi vengono quando sono giorni che sto da solo.
Come adesso. Ore passate
in compagnia del fesso che non sono altro.
Ore e ore
che somigliano tanto a una stanza angusta.
Con appena una striscia di moquette su cui camminare.”
Raymond Carver, da “Orientarsi con le stelle”, 1996 – Traduzione di Riccardo Duranti e Francesco Durante

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Foto di Nézir Muhadri

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Ed è subito sera

“Ognuno sta solo
sul cuore della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.”

Salvatore Quasimodo, “Ed è subito sera”

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Solitudine

“Il cielo mi ha affidato il tuo cuore…
quando sarai dolente vieni da me
senza inquietudine,
ti seguirò nel tuo cammino.
Ma non posso toccare la tua mano,
amico, sono la solitudine.”

Alfred De Musset, “Solitudine”

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Solitudine

“Solitudine, mia compagna sola,
dea del prodigio, che hai voluto farlo
non richiesta, di dare la parola
alla mia voce, dimmi: con chi parlo?

Rifuggo ormai la chiassosa brigata
e senza amici solo pena c’è
con te, signora, nel viso velata,
sempre velata se parli con me.

Non muterò per quanto mi rinnovi,
penso; non è l’enigma quel sembiante
che nell’intimo specchio appare nuovo,

altro è il mistero: la tua voce amante.
Discoprimi il tuo volto ch’io li trovi
fissi su me i tuoi occhi di diamante.”

Antonio Machado, “Solitudine”

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In fin dei conti
“Dov’è finito ciò che accadde
e che fine ha fatto tanta gente?
Via via che passa il tempo
ci facciamo più sconosciuti.
Degli amori non è rimasto
nemmeno un segno tra gli alberi.
E gli amici se ne vanno sempre.
Sono viaggiatori sui binari.
Anche se uno esiste per gli altri
(senza di loro è inesistente),
conta soltanto la solitudine
per dirle tutto e fare i conti.”
José Emilio Pacheco, da “Fin d’allora” (1975-1978)

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Foto di Simone Venditti

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Quale ero

“A mano a mano quale ero ritorno:
una che va vestita come capita,
contenta del poco,
di rari
amici scontrosi,
una dispari
felice di bere alla brocca
della sua solitudine.”

Daria Menicanti, “Quale ero”

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Io sono solo

“Non ho dimenticato quante volte
ho perso la strada
non ho dimenticato la voce
che mi disse ricorda
non ho dimenticato la voce
che mi disse ritorna.
Ho scordato la mano
che mi carezzava i capelli
ho scordato l’amico
a cui ho chiesto perdono.
Io sono solo,
ho vissuto la vita
che sognavo di vivere,
senza pentirmi
ho pagato gli sbagli
che sapevo di fare,
ho lasciato le cose
che volevo lasciare.
Ho perso le cose
che volevo tenere.
Ma il mio spirito
è libero
libero dentro….”

Arturo Brand aka Giuseppe Nicola Di Leo, “Io sono solo”

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Ancora solo

“Chi afferra l’aria…
L’aria è cavallo che corre senza voce
Schiude le porte
E il fiore del silenzio
Dà respiro alle case
Gli amici passano per le pareti
Di pace si riempie il petto
Di fede il cuore… di lampi gli occhi”

Sayed Hegab, “Ancora solo”

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Versi del testamento (La solitudine)

“Bisogna avere buone gambe
e una resistenza fuori dal comune; non si deve rischiare
raffreddore, influenza e mal di gola; non si devono temere
rapinatori o assassini; se tocca camminare
per tutto il pomeriggio o magari per tutta la sera
bisogna saperlo fare senza accorgersene; da sedersi non c’è;
specie d’inverno; col vento che tira sull’erba bagnata,
e coi pietroni tra l’immondizia umidi e fangosi;
non c’è proprio nessun conforto, su ciò non c’è dubbio,
oltre a quello di avere davanti tutto un giorno e una notte
senza doveri o limiti di qualsiasi genere.
Il sesso è un pretesto. Per quanti siano gli incontri
– e anche d’inverno, per le strade abbandonate al vento,
tra le distese d’immondizia contro i palazzi lontani,
essi sono molti – non sono che momenti della solitudine;
più caldo e vivo è il corpo gentile
che unge di seme e se ne va,
più freddo e mortale è intorno il diletto deserto;
è esso che riempie di gioia, come un vento miracoloso,
non il sorriso innocente, o la torbida prepotenza
di chi poi se ne va; egli si porta dietro una giovinezza
enormemente giovane; e in questo è disumano,
perché non lascia tracce, o meglio, lascia solo una traccia
che è sempre la stessa in tutte le stagioni.
Un ragazzo ai suoi primi amori
altro non è che la fecondità del mondo.
E il mondo così arriva con lui; appare e scompare,
come una forma che muta. Restano intatte tutte le cose,
e tu potrai percorrere mezza città, non lo ritroverai più;
l’atto è compiuto, la sua ripetizione è un rito. Dunque
la solitudine è ancora più grande se una folla intera
attende il suo turno: cresce infatti il numero delle sparizioni –
l’andarsene è fuggire – e il seguente incombe sul presente
come un dovere, un sacrificio da compiere alla voglia di morte.
Invecchiando, però, la stanchezza comincia a farsi sentire,
specie nel momento in cui è appena passata l’ora di cena,
e per te non è mutato niente: allora per un soffio non urli o piangi;
e ciò sarebbe enorme se non fosse appunto solo stanchezza,
e forse un po’ di fame. Enorme, perché vorrebbe dire
che il tuo desiderio di solitudine non potrebbe essere più soddisfatto
e allora cosa ti aspetta, se ciò che non è considerato solitudine
è la solitudine vera, quella che non puoi accettare?
Non c’é cena o pranzo o soddisfazione del mondo,
che valga una camminata senza fine per le strade povere
dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani.”

Pier Paolo Pasolini, da “Trasumanar e organizzar”

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Ti domandi se mi sento sola

“Ti domandi se mi sento sola:
Ok allora, sì, mi sento sola
come un aereo vola solo e orizzontale
sulla sua onda radio, puntando
oltre le Montagne Rocciose
verso le piste recinte di blu
di un aeroporto sull’oceano
Mi vuoi chiedere, mi sento sola?
Bene, certo, sola
come una donna che attraversa il paese guidando
giorno dopo giorno, lasciandosi dietro
miglio dopo miglio
piccole città dove avrebbe potuto fermarsi
a vivere e morire, da sola
Se mi sento sola
dev’essere la solitudine
di svegliarsi per prima, di respirare
il primo respiro freddo dell’alba sulla città
di essere l’unica che è sveglia
in una casa avvolta nel sonno
Se mi sento sola
è come la barca chiusa nel ghiaccio della riva
nell’ultima luce rossa dell’anno
che sa che cos’è, che sa che non è
ghiaccio né fango né luce d’inverno
ma legno, con quel dono di poter bruciare.”

Adrienne Rich, “Ti domandi se mi sento sola”

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Caspar David Friedrich, “Woman at a Window”, 1822

 

 

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Bussano alla porta

“Bussano alla porta.
Chi è?
Nascondo la polvere della mia solitudine
sotto il tappeto,
preparo un sorriso
e apro.”

Maram al-Masri

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Luna congelata

“Con questa solitudine
infida
e tranquilla

con questa solitudine
di crepe consacrate
di ululati lontani
di mostri di silenzio
di forti ricordi
di luna congelata
di notte per gli altri
di occhi spalancati

con questa solitudine
inutile
e vuota

si può a volte
capire
l’amore.”

Mario Benedetti, “Luna congelata”, da “El amor, las mujeres y la vida. Poemas de amor”

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Volto di te

“Ho una solitudine così affollata
così piena di nostalgie e di volti di te
di congedi passati e baci benvenuti
alla prima occasione e in ultimo termine
Ho una solitudine così affollata
che posso organizzarla
come fosse un corteo
per colori, misure e promesse,
per epoche, per tatto e per sapore
senza esitare mi abbraccio alle tue assenze
che vengono e mi assistono
col mio volto di te
sono pieno di ombre di notti e desideri
di molte risa e qualche disappunto.”

Mario Benedetti, “Volto di te”

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Vilhelm Hammershoi, “Interior with Ida in a white dress”

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Caligola

“La conosci tu la solitudine?
Sì, quella dei poeti e degli impotenti.
La solitudine?
Quale solitudine?
Ma lo sai che non si è mai soli?
E che dovunque ci portiamo addosso
il peso del nostro passato e anche quello del nostro futuro?
Tutti quelli che abbiamo ucciso sono sempre con noi.
E fossero solo loro, poco male.
Ma ci sono anche quelli che abbiamo amato,
quelli che abbiamo amato e che ci hanno amato.
Il rimpianto,
il desiderio,
il disincanto e la dolcezza,
le puttane e la banda degli dei!
La solitudine risuona di denti che stridono,
chiasso, lamenti perduti…
se soltanto potessi godere la vera solitudine,
non questa mia solitudine infestata dai fantasmi,
ma quella vera,
fatta di silenzio e
tremore d’alberi”

Albert Camus, “Caligola”

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Ancora solo

Chi afferra l’aria…
L’aria è cavallo che corre senza voce
Schiude le porte
E il fiore del silenzio
Dà respiro alle case
Gli amici passano per le pareti
Di pace si riempie il petto
Di fede il cuore… di lampi gli occhi”

Sayed Hegab (poeta egiziano), “Ancora solo”

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Storia della solitudine
“Si smorzano le voci degli uccelli.
La luna si mette in posa per la foto.
Luccicano le umide guance delle vie.
Il vento porta il profumo di campi verdi.
Lontano, in alto, un piccolo aeroplano
gioca come un delfino.”
Adam Zagajewski, da “Dalla vita degli oggetti”, a cura di Krystyna Jaworska, 2012
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Solitudini composte

“Da qui a sera
avrò tempo per dimenticarti,
o tutto il tempo
per uccidermi in un ricordo.
Da qui a sera,
saranno ore di primavera,
di solitudini composte
come fosse vero che eri e sei
il tempo che non torna.
Un pensiero a forma di te
muove, come fosse vento,
i rami e le foglie.
Starti dentro in eterna distanza,
osservarti andare
mentre io, solo per sopravviverti,
a me,
solo a me,
nel silenzio della pietra
e nel dove dell’acqua
ritorno.”

Beatrice Niccolai, “Solitudini composte”

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Una briciola
“Vai da sola.
Vai da sola nel mondo grande
abbi paura
portala con te
che ti tiene a terra
ti arma le spalle fa barriera
di parole da brucare
piano al sopraggiungere delle ore
in cui gli umani fanno schiera
si annidano per la notte,
tu mastica piano parole prime
abbi paura e stai in bilico
sul sorriso, come fa l’ombra con le case,
da lí osserva in pace l’altro
che fa città fa chiarità notturna
che sta al caldo anche senza veste
che conteggia i volti
per la cena. Tu stai sola
e parla con i platani dei viali
digli tutto quello che diresti
a orecchie umane,
meglio conservano i segreti
i vegetali meglio li assumono
in corteccia e linfa
a fare di te amica di terra
creatura di fango
lasciata a seccare al bordo
della notte. Sí lasciati incrinare
piano piano argilla di paura
e sputo di mano esperta
che dalla crepa entra il soffio
e ti chiama viva.
Dài da mangiare agli uccelli
non dimenticarlo mai:
sei una briciola.”
Chandra Livia Candiani, “Una briciola”, da “Chi cade”, in “Fatti vivo”, 2017
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Edward Hopper, “Sunday”, 1926 
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Soli
“Dio se esiste
dev’essersi da tanto
ritirato del tutto in sé
per non essere in nessun luogo
di massacro
per lasciarci liberi
di capire il suo e il nostro limite
affidando a noi
la responsabilità del nostro male
per salvarsi non per salvarci.
Ma quanto costerà ancora
e quanti secoli ci vorranno
per diventare uomini
e riscattarci ai suoi occhi?”
Edith Bruck, da “Tempi”, 2021
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Che cos’è la solitudine
“Ho portato con me delle vecchie cose per guardare gli alberi:
un inverno, le poche foglie sui rami, una panchina vuota.
Ho freddo ma come se non fossi io.
Ho portato un libro, mi dico di essermi pensato in un libro
come un uomo con un libro, ingenuamente.
Pareva un giorno lontano oggi, pensoso.
Mi pareva che tutti avessero visto il parco nei quadri,
il Natale nei racconti,
le stampe su questo parco come un suo spessore.
Che cos’è la solitudine.
La donna ha disteso la coperta sul pavimento per non sporcare,
si è distesa prendendo le forbici per colpirsi nel petto,
un martello perché non ne aveva la forza, un’oscenità grande.
L’ho letto in un foglio di giornale.
Scusatemi tutti.”
Mario Benedetti, da “Umana Gloria”, 2004
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Solitudine
“La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,
sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.
Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
e i corpi, che nulla hanno trovato,
delusi e affranti si lasciano l’un l’altro;
e persone che si odiano a vicenda
sono costrette a dormire insieme in un letto unico:
è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi…”
Rainer Maria Rilke, “Einsamkeit” (“Solitudine”), da “Das Buch der Bilder” (“Libro delle immagini”), 1902
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Mario Sironi, “Paesaggio urbano”
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