Linguaggi

Quando la poesia si ispira alla pittura: Auden, W. Williams e Bruegel il Vecchio

26.11.2021

“Sulla sofferenza non erano mai in torto,
i Vecchi Maestri: come capivano bene
la sua umana posizione; come essa si svolga
mentre qualcun’altro mangia o apre una finestra o cammina annoiato;
come, mentre i vecchi attendono rispettosi e appassionati
la nascita miracolosa, ci siano sempre
bambini a cui non importa niente che essa avvenga, e pattinano
su uno stagno al limite del bosco;
non dimenticavano mai
che anche il tremendo martirio deve avere il suo corso
in qualche modo in un angolo, in qualche squallido posto
dove i cani continuano a vivere da cani e il cavallo del torturatore
si gratta l’innocente deretano contro un albero.

Nell’Icaro di Bruegel, per esempio: come ogni cosa si volge
del tutto tranquilla dal disastro; il contadino
può avere udito il tonfo, il grido desolato,
ma per lui non era un problema importante; il sole splendeva
come doveva fare sulle bianche gambe che scompaiono nel verde
dell’acqua; e la nave lussuosa e snella che aveva pur visto
qualcosa di sorprendente, un ragazzo che cade dal cielo”

Wystan Hugh Auden, “E, nell’indifferenza, Icaro cade”, da “Collected Poems” (1976)

**************

“Secondo Brueghel
quando Icaro cadde
era primavera

un contadino arava
il suo campo
tutta la cerimonia

dell’anno era
in cammino formicolando
vicino

alla riva del mare
intenta
solo a sé

sudando nel sole
che fuse
le ali di cera

non lontano
dalla costa
c’era

un tuffo del tutto ignorato
era
Icaro che annegava.”

William Carlos Williams, “Paesaggio con la caduta di Icaro”, da “Immagini da Bruegel e altre poesie” (1962)

*************

Immagine: Pieter Bruegel il Vecchio, “Caduta di Icaro”, 1558 circa

Lascia un commento