Affabulazioni

Scrittori in cucina: il casio in pastelletto di Umberto Eco

26.11.2021
“E mi raccontò una strana storia. Disse che si poteva rendere qualsiasi cavallo, anche la bestia più vecchia e fiacca, altrettanto veloce di Brunello. Occorre mescolare nella sua avena un’erba che si chiama satirion, ben tritata, e poi ungere le cosce con grasso di cervo. Poi si sale sul cavallo e prima di spronarlo gli si volge il muso a levante e gli si pronuncia nell’orecchio, tre volte a voce bassa, le parole “Gaspare, Melchiorre, Merchisardo”. Il cavallo partirà di gran carriera e farà in un’ora il cammino che Brunello farebbe in otto ore. E se gli si fosse appeso al collo i denti di un lupo che il cavallo stesso, correndo, avesse ucciso, la bestia non sentirebbe neppure la fatica. Gli chiesi se aveva mai provato. Mi disse, avvicinandosi circospetto e sussurrandomi all’orecchio, col suo alito invero sgradevole, che era molto difficile, perché il satirion viene ormai coltivato solo dai vescovi e dai cavalieri loro amici, che se ne servono per accrescere il loro potere. Posi fine al suo discorso e gli dissi che quella sera il mio maestro voleva leggere certi libri in cella e desiderava mangiare lassù.
“Facio mi,” disse, “facio el casio in pastelletto.”
“Com’è?”
“Facilis. Pigli el casio che non sia troppo vecchio, né troppo insalato e tagliato in feteline a boconi quadri o sicut te piace. Et postea metterai un poco de butierro o vero de structo fresco à rechauffer sobre la brasia. E dentro vamos a poner due fette de casio, e come te pare sia tenero, zucharum et cannella supra positurum du bis. Et mandalo subito in tabula, che se vole mangiarlo caldo caldo.”
“Vada per il casio in pastelletto,” gli dissi. Ed egli scomparve verso le cucine, dicendomi di attenderlo. Arrivò mezz’ora dopo con un piatto coperto da un panno. L’odore era buono.
“Tene,” mi disse, e mi allungò anche una lucerna grande e piena di olio.
“Per che fare?” chiesi.
“Sais pas, moi,” disse con aria sorniona. “Fileisch tuo magister vuole ire in loco buio esta noche.”
Salvatore sapeva evidentemente più cose di quanto non sospettassi. Non investigai oltre, e portai il cibo a Guglielmo. Mangiammo, e io mi ritirai nella mia cella. O almeno, finsi. Volevo trovare ancora Ubertino, e di soppiatto rientrai in chiesa….”

Umberto Eco, da “Il nome della Rosa”

…E per chi volesse la ricetta in lingua più comprensibile:

INGREDIENTI

– Formaggio
– Burro o strutto
– Zucchero di canna
– Cannella in polvere
Prendere del formaggio non troppo stagionato e non troppo salato e tagliarlo a fettine.
Mettere sul fuoco una pentola con un po’ di burro o strutto, in cui immergere le fettine di formaggio per farle ammorbidire.
Quando la cottura è quasi ultimata, spolverare con zucchero e cannella.
Servire caldo.

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