Ciak

La lettera

06.12.2021

(Casa di Monsignor Colombo, che sta dettando una lettera al perpetuo Serafino)

SERAFINO – Dato in Roma, dì 22, del mese di ottobre dell’anno del Signore 1867.
MONSIGNORE – Beatissimo padre, il sottoscritto, monsignor Colombo da Priverno, dichiara…
SERAFINO – Aspettate, prima mettiamo chi siete!
MONSIGNORE – Come chi so’?
SERAFINO – Giudice del tribunale supremo della sacra consulta…
MONSIGNORE – Dichiara…
SERAFINO -…Vescovo ausiliario di Itri, Sovilo e Castro dei Volsci…
MONSIGNORE- Dichiara!
SERAFINO -…Pretore del pontificio collegio di Ciociaria e terra di lavoro.
MONSIGNORE – A capo!
SERAFINO -A capo di cosa?
MONSIGNORE – Dei titoli! Sò finiti i titoli?Andiamo al fatto, Serafì!
SERAFINO – Ah, come volete voi. Dov’eravamo rimasti?
MONSIGNORE – A “dichiara”..
SERAFINO-Dichiara?MONSIGNORE-(pausa) Ah… Niente, ‘n dichiaro niente. Qui ce vò ‘na premessa di carattere generale.
SERAFINO-Cancello?MONSIGNORE-Scrivi. Visto lo stato miserevole, in cui versa Roma, in questi giorni di angoscia e di paura…
SERAFINO-Di paura…
MONSIGNORE-…Porte della città murate a pozzolana… strade deserte, come se fosse scoppiato il colera… cannoni sulle piazze, barricate…(botto da fuori) daje! Pattuglie de Zuavi, che battono il selciato giorno e notte….
SERAFINO-Giorno e notte…
MONSIGNORE-Che hai lasciato aperto?
SERAFINO-Er periodo.
MONSIGNORE-No. Sento uno spiffero, una correntina d’aria…
SERAFINO-È tutto chiuso.
MONSIGNORE-E allora che è sto gelo che me corre su per filo della schiena?
SERAFINO-È quello che ve ce core da vent’anni, almeno da quando ve conosco io.
MONSIGNORE-Bande garibaldesche che battono il contado…e la rivoluzione, che dentro e fuori le mura, incalza, al grido dissennato ‘O Roma, o morte!’….
SERAFINO-A proposito, ma che sarà tutta sta smania de pija’ Roma, che se ne faranno poi?MONSIGNORE-Gli Italiani?
SERAFINO- Sì, gli Italiani.
MONSIGNORE-Te ne accorgerai. (pausa) Ma visto altresì, beatissimo padre, il tuo silenzio…
SERAFINO-Ma je damo der tu ar papa?MONSIGNORE-Beh tanto è n’appunto, dopo ‘o correggemo.
SERAFINO-Il tuo silenzio…
MONSIGNORE-Davanti al massacro compiuto dagli Zuavi pontifici nel lanificio Aiani in Trastevere, là dove i tuoi eroi da presepio hanno scannato sedici Romani…
SERAFINO-Ma devo scrivere proprio così? Contestuale?MONSIGNORE-Perchè non è vero?SERAFINO-Va beh, va beh, tanto è un appunto, poi dopo correggemo.
MONSIGNORE-No. Questo rimane così
SERAFINO-Ma adesso ve la pigliate pure co li Zuavi, gente accorsa da tutto er monno pe’ risponne all’accorato appello del pontefice? Cristiani veri! De fede! MONSIGNORE-(fa il segno dei soldi con le mani)
SERAFINO -Va beh, so’pagati bene… però ce difendono!MONSIGNORE-Contro Giuditta Tavani Arquati?
SERAFINO – E chi è?MONSIGNORE – Una delle sedici vittime del lanificio.
SERAFINO – (critico)
Aaah, annamo bene.
MONSIGNORE-Ma come… l’hanno scannata come ‘na capra, j’hanno infierito a baionettate sul cadavere, oh! Una donna di quarantadue anni, gravida, che te vie’ incontro col figlioletto al collo…
SERAFINO-(lo interrompe)E ‘a pistola ‘n mano.
MONSIGNORE-Ah, manco quella je volevi dà… Scrivi, scrivi…(butta documenti nel camino)
SERAFINO-Volete brucia’la casa adesso?MONSIGNORE – È la tua?
SERAFINO-Ah, pe’ mme potemo pure brucia’ ‘l tavolino, ‘e ssedie, tutto…
MONSIGNORE – Il sottoscritto! Eccettera, eccetera… ferito da questi avvenimenti, e dopo alcune notti passate insonne…
SERAFINO – Insonne…
MONSIGNORE – Insonne! Ad ascoltare la voce della coscienza e l’esplosione delle bombe alla Orsini, che ormai a Roma scoppiano dappertutto…
SERAFINO – Dappertutto…
MONSIGNORE-Però hai notato? Stanotte non s’è inteso manco un botto.
SERAFINO – Eh. Non è ancora detto…(si sente una forte esplosione, al Monsignore cadono dimano le carte)
MONSIGNORE – Ma portassi pure iella, tu!SERAFINO – Casomai so‘n presago!MONSIGNORE-Eh, lo stavo per dì pure io.(chiude la finestra, getta fogli a terra) Dov’eravamo rimasti? Ho perso il filo.
SERAFINO – Il discorso è sempre retto dal sottoscritto, e cioè da voi.
MONSIGNORE – Ecco. E qui riacchiappiamo “dichiara.”
SERAFINO-Dichiara?MONSIGNORE-Dichiara fin da adesso la sua indisponibilità per i processi penali, che in conseguenza dei fatti ricordati, ipso facto, seguiranno. E prega pertanto la Santità Vostra di esonerarlo per il prosequio dall’incarico di giudice, e da tutte le mansioni attinenti a esso ufficio.
SERAFINO -Ve chiamate fori?!MONSIGNORE -Stiamo al“redde rationem”, Serafì. E’ il punto di arrivo di un lungo travaglio interiore.
SERAFINO-E proprio adesso?MONSIGNORE-Eh sì, una crisi di coscienza mica sceglie il momento, arriva quando je pare a lei.
SERAFINO-E guarda caso v’ariva quanno che stanno p’ariva’ l’italiani. Sarà na coincidenza, ma se fossi papa io, me farebbe ‘na bruttissima impressione.
MONSIGNORE-Sarà una coincidenza, ma anche se fossi papa tu, io guarda caso, me so rotto li cojoni proprio adesso!
SERAFINO-Voi! Voi che siete sempre stato il più fedele servitore del trono e dell’altare… che avete punito con mano ferma e giusta i ribelli, l’assassini, i sicari! Voi non potete! Se adesso trema la mano a voi, è finita!
MONSIGNORE- Serafì… Qui non finisce perchè arrivano gli Italiani, qui,arrivano gli Italiani proprio perchè è finita.
SERAFINO-Io ‘n capisco.
MONSIGNORE-Non importa. Tu metti solo a chiude: prostrato come sempre al sacro piede, distinti saluti, Colombo da Priverno….(riferendosi al contenitore su cui ha fatto i sulfamidici)
E butta quella zozzeria laggiù.”

Nino Manfredi, da “In nome del Papa Re”, di Luigi Magni (1977)

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