Linguaggi

Ode all’imperfezione

19.12.2021

“Inchinati al tuo imbarazzo.
Sorridi alla tua goffaggine. Sii amico della tua incompetenza. Ridi quando inciampi. Queste sono tutte onde preziose nell’indefinibile vastità di te.
La perfezione è irraggiungibile, però puoi trovarla nella presenza; la presenza dell’imperfezione.”

Jeff Foster

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Amo i gesti imprecisi

 

“Amo i gesti imprecisi,
uno che inciampa, l’altro
che fa urtare il bicchiere,
quello che non ricorda,
chi è distratto, la sentinella
che non sa arrestare il battito
breve delle palpebre,
mi stanno a cuore
perché vedo in loro il tremore,
il tintinnio familiare
del meccanismo rotto.
L’oggetto intatto tace, non ha voce
ma solo movimento. Qui invece
ha ceduto il congegno,
il gioco delle parti,
un pezzo si separa,
si annuncia.
Dentro qualcosa balla.”

Valerio Magrelli, “Amo i gesti imprecisi”, da “Nature e venature”

 

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Fausto Rampazzo, “Donna con sigaretta”

 

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Ode alle donne imperfette

 

“Le donne imperfette con orgoglio onorano le rughe e le cicatrici, perché con esse ricordano che sono state, sono e saranno più forti del dolore.

Le donne imperfette hanno il coraggio di sognare ad alta voce, muovendosi in sincronia da vari mondi, creando una nuova tela in cui sono necessari tutti i colori e l’accettazione dei loro errori come apprendimento prezioso.

Le donne imperfette rispettano tutta la vita e chiedono rispetto e giustizia per loro.
Le donne portano radici imperfette ai piedi, ancorate alla Madre Terra. Hanno nei loro passi le antenate, sorelle, figlie e nipoti. Danzano attorno ai falò per mantenere viva la fiamma di tutte le donne che sono stati bruciate nel loro essere più imperfette.

Le donne imperfette celebrano l’immenso dono che la vita ha dato loro essere donne, godono della loro sessualità e difendono il diritto fondamentale di possedere i loro corpi e le loro vite.

Le donne imperfette onorano l’altro, si tengono per mano e si sostengono celebrando i successi delle altre e piangendo insieme per i propri dolori.

Le donne imperfette scelgono gli uomini imperfetti, sensibili, che camminano sul loro stesso sentiero.

Le donne imperfette imparano che le loro mestruazioni sono un dono, una potente apertura in altri mondi. Esse comprendono che il dolore è segno di connessione con tutte le donne che le hanno precedute e comporta la riconciliazione con il proprio grembo e il grembo di Madre Terra.

Le donne imperfette iniziano a ricordano che il sangue non è spazzatura, il proprio sangue è sacro e porta all’alchimia della vita.

Le donne imperfette chiedono giustizia in silenzio per i propri diritti e per la propria femminilità, perché il silenzio contiene il grido di tutte le donne e il grido di ogni donna ha l’eco di tutte le canzoni, il cielo e tutti i voli, il seme di tutti i fiori.
Nelle loro pance portano una canzone antica e sono incinte di speranza. Partoriscono le stelle perché hanno bisogno di Luce.

Le donne imperfette dicono forte e chiaro che non hanno paura, camminano senza paura e senza amnesia in un mondo pieno di paura.

Le donne non sono proprietà di chiunque perché imperfette, loro sono proprietà di loro stesse, non sono la costola di nessuno o l’oggetto del desiderio, né sono invisibili.
Sono donne e vogliono essere chiamate Donne.

Le donne sono incredibilmente perfette quando hanno il coraggio di essere imperfette, quando hanno il coraggio di essere, né più né meno, di essere.

Le donne imperfette iniziano a sentire il desiderio di ristabilire il contatto con altre donne imperfette e ricordano a tutti che l’anima non dimentica. Ricordano che non sono sole, che non lo sono mai state e non lo saranno mai. Perché essere imperfette le rende uniche, Uniche per il mondo, per loro stesse e per la loro Libertà”.

Ada Luz Márquez, “Ode alle donne imperfette”

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Non mi pento di niente

“Dalla donna che sono,
mi succede, a volte,
di osservare, nelle altre, la donna che potevo essere;
donne garbate, laboriose, buone mogli,
esempio di virtù,
come mia madre avrebbe voluto.
Non so perché ho trascorso
tutta la vita  a ribellarmi a loro.
Odio le loro minacce sul mio corpo
la colpa che le loro vite impeccabili,
per strano maleficio mi ispirano;
mi ribello contro le loro buone azioni,
contro i pianti di nascosto del marito,
del pudore della sua nudità
sotto la stirata e inamidata biancheria intima.
Queste donne, tuttavia, mi guardano
dal fondo dei loro specchi;
alzano un dito accusatore
e, a volte, cedo al loro sguardo di biasimo
e vorrei guadagnarmi il consenso universale,
essere “la brava bambina”,
essere la “donna decente”,
la Gioconda irreprensibile,
prendere dieci in condotta
dal partito, dallo Stato, dagli amici,
dalla famiglia, dai figli
e da tutti gli esseri
che popolano abbondantemente
questo mondo.
In questa contraddizione inevitabile
tra quel che doveva essere
e quel che è,
ho combattuto numerose battaglie mortali,
battaglie a morsi, loro contro di me
– loro contro di me che sono me stessa –
con la psiche  dolorante, scarmigliata,
trasgredendo progetti ancestrali,
lacero le donne che vivono in me
che, fin dall’infanzia, mi guardano torvo
perché non riesco nello stampo perfetto dei loro sogni,
perché oso essere quella folle, inattendibile, tenera e vulnerabile
che si innamora come una triste puttana
di cause giuste,
di uomini belli
e di parole giocose
Perché, adulta, ho osato vivere l’infanzia proibita
e ho fatto l’amore sulle scrivanie nelle ore d’ufficio,
ho rotto vincoli inviolabili
e ho osato godere
del corpo sano e sinuoso
di cui i geni di tutti i miei avi mi hanno dotata.
Non incolpo nessuno. Anzi li ringrazio dei doni.
Non mi pento di niente, come disse Edith Piaf:
ma nei pozzi scuri in cui sprofondo al mattino,
appena apro gli occhi,
sento le lacrime che premono,
nonostante la felicità che ho finalmente conquistato,
rompendo cappe e strati di roccia terziaria e quaternaria,
vedo le altre donne che sono in me,
sedute nel vestibolo
che mi guardano con occhi dolenti e mi sento in colpa per la mia felicità.
Assurde brave bambine mi circondano e danzano musiche infantili
contro di me;
contro questa donna fatta, piena,
la donna dal seno sodo
e i fianchi larghi,
che, per mia madre e contro di lei, mi piace essere.”
Gioconda Belli, “Non mi pento di niente”
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Sei forte perché
“Sei forte perché sai cadere bene
Cadi e ti spacchi tutta
Ma i sogni no, non ti si rompono mai
A loro hai insegnato come atterrare sempre in piedi
Sei forte perché crolli
Ti spezzi
Ti frani
Ti sfumi
Ti pieghi
Ti consumi
Ma non molli mai la presa
Sei forte perché insegni agli attimi a cogliersi da sé
Insegni a riconoscere i momenti giusti e i momenti sbagliati
Insegni in un istante l’istante gli istanti da prendere
E quando il mondo non è divertente
Tu trovi sempre il modo per divertire il mondo
Sei forte perché quello che gli altri
Chiamano precipitare tu lo chiami volo
E quando il mondo ti casca addosso in mille pezzi
Tu in silenzio ricomponi tutto e riprendi a camminare
Piedi per terra
Testa fra le nuvole
Sei forte perché ti chiedi aiuto
Perché ti aiuto
E non ti volti mai le spalle al sole
E se lo fai è solo per dare una mano alla luna
Sei forte
Perché sai fare tutto benissimo da sola”
Gio Evan, “Sei forte perché”
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Immagine presa dal web
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L’imperfezione è la cima

 

“È vero che occorreva distruggere e distruggere e distruggere,
È vero che la salvezza era a quel prezzo.

Devastare il volto nudo che affiora nel marmo
Martellare ogni forma di bellezza.

Amare la perfezione in quanto soglia,
Ma conosciuta negarla, dimenticarla morta,

L’imperfezione è la cima.”

 

Yves Bonnefoy, “L’imperfezione è la cima”, 2005, da “Ieri deserto regnante” – Traduzione di Diana Grange Fiori 

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Foto di Sonia Simbolo – Modella Rossana Perri

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