“Il tuo punto di forza sei tu.
Per come ridi,
per le volte in cui cadi e ti rialzi.
Perché vivi in
tempesta, ma
non ti arrendi mai.”
Marco Polani
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Collage tratto da “Storiamo”
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Camminano le donne
“Sono coraggiose le donne,
ci costa caro, ma bisogna ammetterlo.
La fragilità? Solo uno stato culturale,
più che un dato biologico.
Sono forti e coraggiose, le donne.
Quando scelgono la solitudine,
rinunciando a un falso amore,
smascherandone la superficialità.
Sono coraggiose le donne, quando
crescono i figli senza l’aiuto di nessuno,
rivalutando l’ancestrale primato,
quello di essere mamme.
Hanno il coraggio di non chiedere
a uomini che sono anche padri,
la loro presenza, puntualmente assente.
Uomini che rifuggono le proprie responsabilità,
trincerandosi in comodi ruoli o paraventi
infantili di adulti mai cresciuti.
Sono forti e coraggiose, le donne,
quando a discapito di tutto e di tutti
scelgono i propri compagni; costruendo solide storie
spendendo patrimoni sentimentali, contro la morale comune.
Sono forti e coraggiose, le donne, quando sopportano,
violenze di ogni tipo, per salvaguardare quello che resta di famiglie,
che non son più tali
Sono la speranza del mondo, le donne, in qualsiasi
circostanza continuano a far nascere uomini,
che poi le tradiranno.”
Bruno Esposito, “Il coraggio delle donne”
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Mariateresa Giuriati, “Donne nel mondo per il mondo”, 2019
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Sei bella
“Sei bella.
E non per quel filo di trucco.
Sei bella per quanta vita ti è passata addosso,
per i sogni che hai dentro
e che non conosco.
Bella per tutte le volte che toccava a te,
ma avanti il prossimo.
Per le parole spese invano
e per quelle cercate lontano.
Per ogni lacrima scesa
e per quelle nascoste di notte
al chiaro di luna complice.
Per il sorriso che provi,
le attenzioni che non trovi,
per le emozioni che senti
e la speranza che inventi.
Sei bella semplicemente,
come un fiore raccolto in fretta,
come un dono inaspettato,
come uno sguardo rubato
o un abbraccio sentito.
Sei bella
e non importa che il mondo sappia,
sei bella davvero,
ma solo per chi ti sa guardare.”
Angelo De Pascalis (erroneamente attribuita a Alda Merini)
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Silvestro Lega, “Ragazza di campagna appoggiata a una scala”, 1885
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Le Anime antiche non hanno età
“Le Anime antiche non hanno età.
Sono creature che vagano nel tempo, giocando sulla spiaggia della vita.
Hanno occhi che ti leggono l’anima, incontrarle significa conoscerle da sempre, accoglierle.
Quando gli uomini le attraversano, vedono se stessi nei loro occhi e finalmente si conoscono.
Portano con sé un profumo che sembra incredibilmente familiare e da loro rimani, anche quando ti allontani.
Hanno il dono dell’intuizione e sono consapevoli della memoria del cuore.
Sanno riflettere, specchiarsi nell’anima, fondersi.
Ti convinceranno presto che il caso non esiste, che la tua vita è un predestinato avvicendarsi di persone e luoghi che ti aspettano da sempre.
Le loro esperienze sono sogni, incanti, lucide visioni.
Viverle non è facile.
Se le vuoi conquistare devi lasciarti prendere, se le vuoi vedere devi saper guardare, se le vuoi trovare devi saperti perdere.
E ti troverai.”
Agostino Degas, da “Gli infiniti adesso dell’anima”
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Era bella così
“Era bella così, con quel modo tutto suo di vivere.
Non sembrava neppure di questo mondo.
Difficile capirla, bisognava solo rispettarla.
E amarla.
Fragilità e leggerezza erano i punti di forza
che la salvavano sempre,
anche nelle situazioni più difficili
in cui andava a cacciarsi per amore della vita.
Aveva il tormento nell’anima,
lo dicevano i suoi occhi,
ma nessuno se ne accorgeva,
perché come lei non sorrideva nessuno.
Sorrideva, ma non dimenticava
il mondo che aveva dentro.
Quel suo mondo che proteggeva da tutto e da tutti.
Ed era bellissima così…
Agostino Degas, “Era bella così”
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Sei perfetta
“Sei perfetta
Sei perfetta perché sai sbagliare bene
E non hai paura di buttarti, di spaccarti il muso
Non hai paura di rialzarti, di pulirti dal sangue
Guardarti in giro, rassicurare chi ti guarda
E fare con le spalle quel verso di chi si è fatta niente
Sei perfetta non perché non fai errori
Ma perché ne fai tantissimi
Perché ci provi sempre e ci riprovi ancora e non molli mai
Testa dura, cuore morbido
Sei perfetta perché riconosci le tue cazzate
E sai chiedere scusa, sai chiedere scusa guardando negli occhi
Non ti nascondi dietro un messaggio
Tu esci fuori all’improvviso come i petali del girasole
E ti fai trovare sotto casa e consegni a domicilio le tue scuse
Sei perfetta, perfetta non significa impeccabile
Perfetta significa “per fetta”
Significa che ci hai provato così tante volte
Da essere a fette, a pezzi, distrutta, disintegrata
Che ci hai provato così tanto che ora è da stupidi mollare
Sei perfetta
Sei perfetta perché tutte le persone
Che anche per un secondo ti passano accanto
Si ritrovano all’improvviso con la voglia matta
Di lottare per i propri sogni”
Gio Evan
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“Le ragazze al crepuscolo scendono in acqua,
quando il mare svanisce, disteso. Nel bosco
ogni foglia trasale, mentre emergono caute
sulla sabbia e si siedono a riva. La schiuma
fa i suoi giochi inquieti, lungo l’acqua remota.
Le ragazze han paura delle alghe sepolte
sotto le onde, che afferrano le gambe e le spalle:
quant’è nudo, del corpo. Rimontano rapide a riva
e si chiamano a nome, guardandosi intorno.
Anche le ombre sul fondo del mare, nel buio,
sono enormi e si vedono muovere incerte,
come attratte dai copi che passano. Il bosco
è un rifugio tranquillo, nel sole calante,
più che i greto, ma piace alle scure ragazze
star sedute all’aperto, nel lenzuolo raccolto.
Stanno tutte accosciate, serrando il lenzuolo
alle gambe, e contemplano il mare disteso
come un prato al crepuscolo. Oserebbe qualcuna
ora stendersi nuda in un prato? Dal mare
balzerebbero le alghe, che sfiorano i piedi,
a ghermire e ravvolgere il corpo tremante.
Cl son occhi nel mare, che traspaiono a volte.
Quell’ignota straniera, che nuotava di notte
sola e nuda, nel buio quando muta la luna,
è scomparsa una notte e non torna mai più.
Era grande e doveva esser bianca abbagliante
perché gli occhi, dal fondo del mare, giungessero a lei.”
Cesare Pavese, “Donne appassionate”
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Ce ne vuole di coraggio
“Sorridi donna
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma,
un battito d’ali,
un raggio di sole per tutti.”
Alda Merini, “Sorridi donna”
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Una donna
Alda Merini, “Una donna”
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Quelle come me
“Quelle come me è come una goccia d’acqua nel deserto ciondolante.
Quelle come me sono capaci di grandi amori e grandi collere,
grandi litigi e grandi pianti grandi perdoni.
Quelle come me non tradiscono mai.
Quelle come me hanno valori che sono incastrati nella testa
come se fossero pezzi di un puzzle,
dove ogni singolo pezzo ha il suo incastro e lì deve andare.
Niente per loro è sottotono,
niente è superficiale o scontato,
non le amiche, non i figli, non la famiglia,
non gli amori che hanno voluto, che hanno cercato,
e difeso e sopportato.
Quelle come me regalano sogni,
anche a costo di rimanerne prive…
Quelle come me donano l’Anima,
perché un’anima da sola è come
una goccia d’acqua nel deserto…
Quelle come me tendono la mano
ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio
di cadere a loro volta…
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro…
Quelle come me cercano un senso all’esistere e,
quando lo trovano, tentano d’insegnarlo
a chi sta solo sopravvivendo…
Quelle come me quando amano, amano per sempre…
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono
inermi nelle mani della vita…
Quelle come me inseguono un sogno…
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero…
Quelle come me girano il mondo
alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima…
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo…
Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime…
Quelle come me sono quelle cui tu riesci
sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare,
senza chiederti nulla…
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che,
in cambio, non riceveranno altro che briciole…
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza…
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero…
Quelle come me sono quelle che,
nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto…”
Alda Merini, “Quelle come me”
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Foto di Letizia Battaglia del 1993: la donna ritratta è la moglie del Poliziotto Vito Schifani, ucciso nella Strage di Capaci
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Le donne sono un’altra razza
“La bellezza delle donne che ci hanno cambiato la vita
piú profondamente di cento rivoluzioni
non si perde, non dilegua con gli anni
per quanto svaniscano i tratti
per quanto si deformino i corpi.
Resta nei desideri suscitati un tempo
nelle parole giunte anche in ritardo
nell’esplorazione incerta della carne
nei drammi mai venuti alla luce
nel riflettersi delle separazioni,
nelle identificazioni totali.
La bellezza delle donne che cambiano la vita
resta nelle poesie scritte per loro
rose perenni che effondono sempre lo stesso profumo,
rose perenni, come da sempre dicono i poeti.”
Titos Patrikios, “Rose perenni”, da “La resistenza dei fatti”
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Alle donne sole
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Houston, we have a problem
(mi raccontarono la storia di un uomo finito sulla luna:
un uomo in bianco e nero)
io conosco storie di donne che entrano in un cuore
grande come un pugno
e che lasciano impronte nei respiri
in letti da rifare
in cucine dal profumo di spezie
in discorsi che restano sospesi
(nel fumo di sigarette fra le dita)
in liste della spesa
(calligrafie minute su fogli bianchi,
appena stropicciati in un angolo)
in un’attesa che dura quanto un figlio
(che è cresciuto e andato via)
donne senza bombole d’ossigeno
senza una base a dar loro coordinate
che fluttuano in un’apnea d’amore
tra stelle interrotte dal buio e silenzi
intercalati da parole: quelle sbagliate
donne nella cui anima si annidano speranze
e restano lì,
come gusci vuoti in memoria.
Carla Lebowski Cavallini (eteronimo di Emilio Piccolo)
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Le donne di Sorolla
“Le donne di Sorolla dagli elegantissimi cappelli
sdraiate sulle sue spiagge di tela
incantavano gli impressionisti
spagnoli
Ed erano ritratti fraudolenti
del mondo
per il modo in cui la luce giocava su di loro
creando illusioni
d’amore?
Non riesco a non pensare
che la loro “realtà”
fosse quasi altrettanto reale
del mio ricordo di oggi
quando l’ultimo sole stava sospeso sulle colline
e io sentivo il giorno precipitare
come i gabbiani che si tuffavano
fino quasi a terra
mentre gli ultimi gitanti si sdraiavano
e si amavano nel giallo delle ginestre ventose
trovando resistenza e resistendo
straziandosi
ancora
e ancora
finchè l’ultimo rovente climax sospeso
a cui alla fine non era più possibile resistere
li faceva gemere
E gli alberi della notte si alzavano”
Lawrence Ferlinghetti, “Le donne di Sorolla”
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Le avremo ben viste anche queste donne
“Le avremo ben viste anche queste donne – in sogno o no,
ma sempre nei vaghi recinti della notte –
sotto le loro criniere di giumente, focose,
con lunghi occhi teneri dai bagliori di cuoio,
non già la carne quotidiana in svendita alle nuove
macellerie di immagini, che ingurgiti
solo, fra le lenzuola,
ma l’animale sorella che sfugge e s’indovina,
ancora meno distinta dai suoi riccioli, dalle sue trine
di quanto la vaga linea dell’onda sia dalla schiuma,
l’agile fiera di cui tutti vanno a caccia
e che il più armato non raggiunge mai
perché è nascosta più in fondo al suo stesso corpo
ch’egli non può penetrare – se anche ruggisse di vano trionfo –
perché ella è solamente come la soglia
del suo stesso giardino,
o come un’incrinatura nella notte
incapace di abbatterne il muro, o una tagliola
con il sapore di frutto inumidito, solo un frutto,
dotato però di sguardo – e anche di lacrime.”
Philippe Jaccottet
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Orlo
“La donna è la perfezione.
Il suo morto
Corpo ha il sorriso del compimento,
un’illusione di greca necessità
scorre lungo i drappeggi della sua toga,
i suoi nudi
piedi sembran dire:
abbiamo tanto camminato, è finita.
Si sono rannicchiati i morti infanti ciascuno
come un bianco serpente a una delle due piccole
tazze del latte, ora vuote.
Lei li ha riavvolti
Dentro il suo corpo come petali
di una rosa richiusa quando il giardino
s’intorpidisce e sanguinano odori
dalle dolci, profonde gole del fiore della notte.
Niente di cui rattristarsi ha la luna
che guarda dal suo cappuccio d’osso.
A certe cose è ormai abituata.
Crepitano, si tendono le sue macchie nere.”
Sylvia Plath, “Orlo”
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La donna, se vuole…
“La donna, se vuole, riesce a far stare
Tanti mobili in una stanza minuscola,
Marmellate di tutti i colori in barattoli piccolissimi,
Il mare dentro un bicchiere da acqua
Una farmacia, una bigotteria, le foto di famiglia dentro una borsa da polso…
Fa stare la notte dentro la sua anima,
Un ricordo nel suo vestito, i suoi singhiozzi dentro una canzone,
La lussuria in uno sguardo, la compassione in un tocco…
L’indifferenza nei suoi passi, l’irresistibilità nelle curve delle labbra, la memorabilità in un sorriso…
La sua mestizia in una sigaretta, i suoi segreti dentro un caffè, le sue grida in un silenzio…
Un uomo nel suo cuore e nel suo letto per tutta una vita, un figlio nel grembo e nella sua vita…
La donna, se vuole, riesce a fare spazio a tutto
Ma chissà perché non riesce a far spazio a se stessa,
Non si riesce a farla stare in questo enorme mondo.”
Ferzan Ozpetek
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Donna
“Quanto hai dato donna:
secoli di luce
che non hanno riflesso le coscienze
ingoiate da abissi di silenzio.
E quanto ancora:
radici per contenere la terra
velluto d’amore
una spiga per toccare il cielo
fertili semi di coraggio
per un mondo abitato dalla guerra.
E quanto ancora.
Dai tuoi occhi
albe e nebbie,
revisione del giudizio
nella speranza dei fiori.
Piccola di piccole cose
recuperate dall’infanzia
nella scrittura dei sogni.
E quanto ancora.
Foglie che coprono il pudore dell’universo
laghi generosi di acque vergini
spessore del segreto
delle profonde radici del tuo tempo.
Quanto autunno
inondando la terra
e un colore crepuscolare
nella corteccia.”
Carmen Yáñez
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La forza delle donne
“Le donne forti le riconosci, non passano inosservate.
Quando camminano senti la loro presenza, quando arrivano senti che qualcosa cambia.
Non sono donne facili, perché non si accontentano, perché vogliono e cercano qualcosa di più.
Non hanno paura delle sfide per trovare ciò che hanno nel cuore, non hanno paura nemmeno di soffrire per inseguire i loro ideali.
Non vogliono piacere a tutti le donne forti, vogliono piacere soprattutto a se stesse.
Quando le donne forti ti guardano non vedi solo i loro occhi. C’è qualcosa di più. È la loro anima che scorgi, ha il colore del sole e la luce della luna. Quando le donne forti si muovono non c’è solo il loro corpo ma ci sono anche i loro sogni, le loro speranze, la fiducia che hanno in se stesse e negli altri.
Le donne forti non sono come tutti gli altri, ascoltano anche il loro lato più istintivo, ridono e piangono senza vergognarsi e se ne hanno voglia si siedono per terra o camminano scalze come se fosse la cosa più normale del mondo.
Le donne forti non sono donne che non sbagliano mai, ma sono donne che affrontano i loro sbagli con la forza dell’anima.
I fallimenti e le sconfitte diventano terreno fertile per imparare, per migliorare. Diventano il luogo dove l’anima trova gli spazi per crescere.
Le donne forti sono in grado di vestirsi di niente ma di sembrare tutto.
È la loro anima che le veste, è la forza di se stesse che le circonda. Ed è proprio questa loro presenza, a volte difficile, che merita di averle conosciute.”
Simona Oberhammer, da “La forza delle donne”
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Donne
“Siamo schiuma di mari in tempesta e sabbia che accoglie le onde, siamo pioggia e lampi
di improvvisi temporali,
raggi di sole e ondate di vento sciolti nei riflessi dell’arcobaleno,
stelle pulsanti e bianchi segni di luna che nessuna notte potrà nascondere.
Siamo il desiderio e il rifiuto la rabbia, il dolore e la gioia,
la preghiera e la bestemmia, parole e silenzio e sogno.
Siamo l’infinito e il suo limite, il tutto e il nulla,
debolezza e forza insieme, amore, odio e inganno.
Donne siamo,
aquiloni che navigano il cielo,
legati da un filo trasparente a questa nostra terra.”
Paola Bettiol
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Quando sono diventata un frutto
“Femmina e maschio fui concepita all’ombra della luna
ma Adamo fu sacrificato alla mia nascita,
immolato ai mercenari della notte.
E per colmare il vuoto della mia altra essenza
mia madre mi ha lavato con acqua torbida
e mi ha portato sul pendio di ogni montagna
consegnandomi al rombo delle domande.
Mi ha consacrato all’Eva della vertigine
e mi ha impastato con il buio e la luce
perché fossi donna-centro e donna-lancia
gloriosa e trapassata
angelo dei piaceri senza nome.”
Joumana Haddad, “Quando sono diventata un frutto”
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Sono caduta più volte
“Sono caduta più volte.
Oh, no, non sto dicendo
che mi sono rialzata. Non subito.
Ho accettato la nuova condizione
e fatto pace con il suolo
fino ad abbracciarlo come
un nemico a tregua dichiarata.
Ho strisciato, sbucciato i gomiti
sporcato le mani di fango
sono andata anche più giù
nel sottosuolo della mente.
Sono venuta a patti con la terra
e ho scavato per trovare un nido
che rendesse tollerabile l’angolo
rovesciato della mia prospettiva.
Finché non ho visto
che dal basso verso l’alto
le gioie perfette altrui, indossate
con ostentata eleganza,
avevano l’orlo scucito
in più punti rammendato
con filo di spago e non di seta.
Mi sono rialzata con l’abito insudiciato
da qualche lezione sonora
impartita a cinque dita dalla vita
e l’anima ancora bianca.”
Mirela Stillitano
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Allora senti
“Allori senti
ci sarà un lupo
e sarà bianco
Tu sarai bendata
e gli starai in groppa
in piedi
Correrete insieme
slacciati dalla ragione
legittimi alla velocità dell’aria.
Non ci sarà bisogno di fidarsi
avrà fiuto e tu equilibrio.
Dovrai tener caldo alle parole
tenerle in un orto sotto la camicia
a stretto contatto con la pelle.
Bruceranno e graffieranno.
Lasciati bruciare.
Passerete dalle città
non levarti mai la benda
anche quando sentirai chiamare
lusingare invocare resta dritta
in piedi in groppa al lupo.
La memoria è una fabbrica
che non smette mai
fa i turni di notte e non ha festivi.
Il lupo slaccerà i ricordi
uno per uno
ne farà fiocchi di neve.
Il vuoto sarà vasto
e alto e profondo
lo chiamerai carezza.
Allora senti.”
Chandra Livia Candiani, “Allora senti”, da “Fatti vivo”
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Non sono giovane, e non sarò mai vecchia.
“Non sono giovane, e non sarò mai vecchia.
Appartengo ad una tribù di donne che possiedono il riso delle bambine e il ghigno insolente delle vecchie,
capelli lunghi e liberi, e occhi antichi come la Terra,
dove la bellezza interiore non finisce.
Sorelle di uomini che hanno lo spirito del lupo e dell’aquila,
gioiosi folletti che non hanno mai smesso di giocare.
Esseri che attraversano il tempo, in costante movimento,
ardenti di curiosità.
Non ho e non avrò mai l’età che indicano i documenti,
perché non sono giovane e non sarò mai vecchia.
Io Sono Eterna.”
Maram al-Masri
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Le avremo ben viste anche queste donne
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