Linguaggi

Signori bambini…

13.01.2022

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Lettera ai bambini

 

“È difficile fare
le cose difficili:
parlare al sordo
mostrare la rosa al cieco.

Bambini, imparate
a fare le cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi.”

Gianni Rodari, “Lettera ai bambini”, da “Parole per giocare”, 1979 

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Radio Uccelli

“Pronto, pronto! Qui radio uccelli dal querceto,
Trasmettiamo il programma consueto.
Prego ognuno di sintonizzarsi,
Discuteremo sul da farsi,
Chiariremo questioni nebulose:
Anzitutto – come stanno le cose?
Inoltre – dov’è nascosto
L’eco nel bosco?
Chi può lavarsi per primo
Nella rugiada al mattino?
Come capire all’istante
Chi è un uccello e chi un intrigante?
Nei loro interventi
Pigoleranno, cinguetteranno,
Fischieranno, strideranno
Gli uccelli seguenti:
Usignoli, passeri, cardellini,
Galli, picchi, cuculi, beccaccini,
Civette, corvi, cince, cappellacce,
Papere, upupe, storni, beccacce,
Gufi, tordi, picchi, beccofrusoni,
Capinere, cicogne, mestoloni,
Rigogoli, marzaiole, fringuelli
E tanti tanti altri uccelli.
Per primo l’usignolo
Così cominciò:
“Pronto, o, to to to to!
Tu tu tu tu tu tu tu
Radio, radijo, dijo, ijo, ijo,
Tijo, trijo, tru lu lu lu lu
Pio pio pijo lo lo lo lo lo
Plo plo plo plo pron-to!”
Al che il passero trillò:
“Ma che musica è mai questa?
Ah! Mi viene il mal di testa
Per capirla, oibò oibò!
Cip cip ciiip!
Cip cip ciiip!
Usignolo guastafeste,
Non siam mica al circo equestre!
Guardate! Ha rizzato le piume!
“Basta! – grida a tutto volume!
Cip cip ciiip,
Cip cip ciiip!”
E trilla, soffia, strilla,
Cippia, scrippia, zirla,
E alla fine infuriata
Risonò una chicchiriata:
“Cucurìcu! Cucurìcu!”
Urla il cuculo: “Che sento!
Un momento! Un momento!
Cucu-rìcu? Cucu-rìcu?
Malandrino! Non consento!
Prendi ricu e vola via,
Ma il cucu è cosa mia!”
Cucu! Cucu! – ripeteva,
Al che il picchio: toc toc toc!
Ed il gufo ora a gridare:
Ma chi sei? Hai bevuto? Puoi andare!
E la quaglia: vieni qui! vieni qui!
Hai qualcosa? butta qui! butta qui!
Ad un tratto, ma che strano!
Trilli, strilli – che baccano:
“Dallo a me! Butta qua! Un rametto?
Una piuma? Uno spago? Un insetto?
Vieni qui, dammi la metà!
Faccio il nido, mi servirà!
Ma guarda che tipo! Non te lo do!
Non me lo dai? Vergogna, oibò!
Ma che roba! Dovresti arrossire!”
E tutti gli uccelli ad inveire.
La polizia dei pennuti fece irruzione
E così finì la trasmissione.”

Julian Tuwim, poeta polacco (1894-1953), “Radio Uccelli”

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Il posto delle favole

“Le favole dove stanno?
Ce n’è una in ogni cosa:
nel legno, nel tavolino,
nel bicchiere, nella rosa…
La favola sta lì dentro
da tanto tempo, e non parla:
è una bella addormentata
e bisogna svegliarla…
Ma se un principe, o un poeta,
a baciarla non verrà
un bimbo la sua favola
invano aspetterà.”

Gianni Rodari, “Il posto delle favole”

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Sulla luna

“Sulla luna, per piacere,
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.

Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.

Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.

Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella luna
lui da un pezzo ci sa stare…

A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.

Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla luna e sulla terra
fate largo ai sognatori!”

Gianni Rodari, “Sulla luna”

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John Sloan, “Backyards, Greenwich Village”, 1914

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Nino e Nina di dicembre

“Viene dicembre, nevica e piove
Nina si veste da freddo da neve
Nino si veste da fine dell’anno
Cos’è una fine i bambini lo sanno
Metti il giacchino che il gioco è finito
C’è il bastoncino, finito il gelato
Finito il giorno, sonno che viene
Finito il film, c’è scritto FINE
Finito l’anno, davanti alla scuola
Con le maestre, in mezzo all’aiola
Dopo che nevica, prima che piove
I bimbi fanno un pupazzo di neve
Ma il giorno dopo ha piovuto molto
E quel pupazzo di neve s’è sciolto
Tutti i bambini hanno messo il cappotto
E nell’aiola hanno pianto a dirotto
Nina gridava: “Dov’è finito?”
Nino piangeva: “Dov’è sparito?”
“Ieri era qui, oggi dov’è?”
“Maestra, spiegami! Dimmi perché!”
Non è sparito, è solo nascosto
Non è sparito, ha cambiato di posto
È come l’anno, parte e ritorna
È sempre qui ma ha cambiato di forma
Anche il pupazzo Anno Vecchio è passato
L’uno gennaio sarà squagliato
Lascia ricordi, qualche rimorso
Cambia la forma e diventa Anno Scorso
Ciao Anno Scorso, ciao Nina e Nino
Qui vi saluta lo scrittore Bruno
Perché Anni Nuovi vengono e vanno
Mentre i bambini crescono e stanno
Cambia il poeta, resta la rima
Ed il pupazzo è più bello di prima
Perché ricorda, bambino laggiù
Il vero Anno Nuovo sei tu.”
Bruno Tognolini, “Nino e Nina di dicembre”, da “Nino e Nina tutto l’anno”, 2017
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Buon anno! Buon anno!
Ascolta bene,
bambina o bambino:
“Buon Anno!”, dice il prato
al suo fiorellino;
“Buon anno!”, dice il mare
al suo pesciolino
“Buon Anno!”, dice il cielo
al suo uccellino;
e anche il lettino al suo cuscino
e anche la tazza al suo piattino
e anche il panino al suo formaggino
e anche il cucchiaio al suo cucchiaino
e anche la sciarpa al suo berrettino
e anche la scala al suo gradino
e anche la casa al suo balconcino
e anche il sasso al suo sassolino…
e anche questa pagina
a te, bambina o bambino!
Vivian Lamarque, “Buon anno! Buon anno!”

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Foto di Sonia Simbolo

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Vorrei che tu fossi felice, cipollina
“Vorrei che tu fossi felice, cipollina, vorrei
che tu non conoscessi il cane nero della sventura,
quando sarai uscito dal blu dell’infanzia.
Vorrei che tu non debba portare bazooka,
che non debba tremare nel folto di un bombardamento
che tu non debba pagare per le mie colpe
né vergognarti di me, del mio cicaleccio
e dei miei vani versi e della mia professura.
Vorrei che tu non fossi mai gramo o malato
o maldestro come Scardanelli,
vorrei vivere nella tua voce, nei tuoi gesti, nei tuoi occhi
anche quando mi avrai dimenticato.”
Angelo Maria Ripellino, da “Notizie dal Diluvio”
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Ta Byrne (artista tailandese)
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Un signore maturo con un orecchio acerbo
“Un giorno sul diretto Capranica-Viterbo
vidi salire un uomo con un orecchio acerbo.
Non era tanto giovane, anzi era maturato,
tutto, tranne l’orecchio, che acerbo era restato.
Cambiai subito posto per essergli vicino
e poter osservare il fenomeno per benino.
“Signore, – gli dissi – dunque lei ha una certa età:
di quell’orecchio verde che cosa se ne fa” ?
Rispose gentilmente: ” Dica pure che son vecchio.
Di giovane mi è rimasto soltanto quest’orecchio.
E’ un orecchio bambino, mi serve per capire
le cose che i grandi non stanno mai a sentire:
ascolto quel che dicono gli alberi, gli uccelli,
le nuvole che passano, i sassi, i ruscelli,
capisco anche i bambini quando dicono cose
che a un orecchio maturo sembrano misteriose.”
Così disse il signore con un orecchio acerbo
quel giorno sul diretto Capranica – Viterbo.”
Gianni Rodari, da “Parole per giocare”, 1979
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Furman Stewart Baldwin, “The Kiss”, 1947
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