Linguaggi

Umeed Ali: “Essere altruisti come alberi”

14.01.2022

“Vestito pulito
Indosso sempre un vestito pulito
Anche se è strappato come i miei desideri”

Umeed Ali

Questa è la storia di uno di noi, anche lui nato per caso…” No, non in via Gluck, certo non è stato così fortunato.

Lui è nato nel 1961 a Khushab, in Punjab, in una realtà e in una famiglia in cui la miseria era di casa.

Si chiama Umeed Ali.

“I miei sentimenti sono stati usurpati
nella mia patria.
Lo stesso dolore sto provando in un’altra terra.”

“Sono nato poeta” – racconta – “Per i poeti ci sono due maestri: i sentimenti interiori e le difficoltà quotidiane, e tutti e due mi hanno dato del ‘tu’ fin da piccolo.” Come gli ha dato del ‘tu’ l’arrabattarsi a fare i mestieri più faticosi, prima in Punjab, poi in Italia, dove è stato uno dei tanti “vu cumprà” delle nostre spiagge,  vendendo oggetti e i suoi versi “scritti a mano”.

“Dal giorno in cui ho capito
Le linee della mia mano
Ho cominciato a litigare con la vita”.

“Quando sono arrivato non sapevo neanche dire ‘ciao’.”… Finché non ha scoperto la nostra lingua.

“Quando ho iniziato a scrivere in italiano
Sono diventato un acrobata delle parole
Perché la lingua italiana è come il mare:
Più ti allontani e più diventa profonda e alta”.

Ne ha assorbito a poco a poco “i suoni, le metafore e la ricchezza di vocaboli”, in qualunque modo possibile, tranne che sui dizionari, che definisce le “tombe delle parole”, mentre “sono belle quelle che impari soffrendo, andando in giro e vivendo.”

“La vita è una gioia e pure un dolore
La vita è un’offesa e pure un amore”.

“Odio la povertà perché tante volte ha calpestato la mia dignità.” Ma ancor più della povertà, dei pregiudizi e perfino del razzismo, detesta “le promesse mancate da parte di politici, persone di cultura e dello spettacolo, che avevano detto di aiutarmi, ma poi sono spariti.” Classico sistema all’italiana, ma lui viene dal Punjab, che ne può sapere?
Finalmente riesce a pubblicare i suoi libri, “Bilancio interiore” e “Candele dei sentimenti“, che vengono tradotti in inglese, tedesco e spagnolo. “Solo in Italia il primo libro l’ho venduto in più di diecimila copie. Tutte da parte mia, senza distribuzione, di mano in mano”.
“In questa società triste” in cui “tutto è in vendita: bellezza, amore, sentimenti, religione (…), la poesia è un occhio sociale. Esprime in poche parole e con stile elegante dei concetti enormi.”
E a chi non ci crede, a chi non ha il cuore adatto a gustarne la bellezza, dedica la sua poesia “Alberi”:

“Essere altruisti come alberi
Che soffrono sotto il sole E fanno ombra sugli altri.”

“Oggi però in Italia fare poesia è come vendere specchi in un paese di ciechi. È molto difficile. È durissima, ma ho conosciuto tantissime belle persone ed è un onore essere stato apprezzato da tanta gente.”

Eppure per Umeed Ali, per quest’uomo che continua a vivere nella miseria, che riesce a vedere la moglie e i suoi tre figli soltanto ogni due o tre anni,  che dopo l’infarto non può più fare il “vu cumprà”,  “la povertà un aspetto positivo ce l’ha ed è che ti fa capire il vero sapore della vita e ti fa apprezzare le piccole cose“.

“Il mondo è come un bel libro
E il tempo è il miglior maestro
Volendo, si può imparare quasi tutto”

E poi sognare non costa nulla. Un sogno Umeed Ali ce l’ha: “Prima di morire, vorrei diventare autonomo e poter vivere delle mie poesie. (…)
La vita non è mai brutta, però non posso dire che sia stata bella. Forse ce la farò scrivendo una bella raccolta di poesie e la lascerò in eredità alla mia famiglia.”

“Mio caro amico, disse Qui sono nato In questa strada Ora lascio il mio cuore Ma come fai a non capire…”

Già, sono in molti, qui, a non capire…

“Mia cara nostalgia rimani con me
non devi lasciarmi mai solo.
Perché senza di te non riesco più a vivere.
Questa è una città piena di indifferenti
nessuno ti vuole bene più.
Io ti conosco da quando ero bambino
neanche per un giorno siamo stati lontani.
Mia nostalgia rimani con me.
Se vuoi stasera andiamo insieme
in qualche luogo particolarmente bello,
dove prenderemo qualche birra fresca
per dimenticare alcuni problemi,
poi in tarda serata andremo a casa
dormiremo insieme abbracciati come sempre
e ti racconterò una bella poesia
dedicata a te, mia cara nostalgia.”

Umeed Ali, “Nostalgia”

“Sto svendendo la mia vita
in una società triste
dove il sole non ha colore
e la gente non ha cuore
non ha tempo di guardare
non ha tempo di ascoltare
ciò che voglio domandare:
come posso esternare il mio dolore
in un’aria di egoismo che fa troppo rumore?”

Umeed Ali, “Noia”

“È difficile riuscire a trasmettere i sentimenti In una lingua straniera,

Perciò mi manca sempre qualche parola giusta o qualche frase,

Ma quando finiscono queste lontananze, di lingua e colore,

Siamo tutti vicinissimi”.

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