Epistolario

Lettera per Genova

16.01.2022

“Cari tutti,
oggi è un giorno di intensa commozione. Dovrò cercare le parole, perché questo ponte è il figlio di una tragedia, di un lutto. Ma i lutti non si dimenticano; si elaborano, si metabolizzano, restano imprigionati nelle nostre coscienze. Diventano l’essenza stessa di quello che noi saremo. Qui noi ci siamo tutti smarriti due anni fa nello sgomento della tragedia. E oggi ci ritroviamo qui, in questo posto e ci ritroviamo anche per ringraziare chi ha costruito questo ponte, l’energia che ci ha messo, con rapidità, ma senza fretta.
Io ho contribuito a dare  un’idea, l’idea di un ponte che attraversi piano piano la valle, passo per passo, in silenzio, quasi chiedendo il permesso. Un ponte che sia come una nave, un grande vascello bianco che attraversa il mare.
Però poi bisognava farlo questo ponte. È qui che allora è uscita la forza, l’energia di questo Paese. Straordinaria. Abbiamo avuto più di mille persone, dai commissari fino ai più modesti manovali.
È stato straordinario.
È stato il più bel cantiere che ho avuto in vita mia.
È stato semplicemente straordinario. Per questo dobbiamo riconoscenza a tutti.
Quando siamo alla fine di una grande fatica, ciascuno di noi si aspetta una piccola perla come premio; questa piccola perla sia la riconoscenza.
È per questa ragione che è così drammatica questa giornata, perché  siamo sospesi tutti quanti. Siano sospesi tra il cordoglio della tragedia e l’orgoglio di aver ricostruito il ponte. Noi genovesi, che siamo così selvatici, lo sapete, restiamo zitti, in silenzio.
Si è parlato di miracolo, ma non credo che si debba parlare di miracolo. Lasciamoli in pace i miracoli. Non c’è stato nessun miracolo. Semplicemente è successa una cosa bellissima: il Paese ha mostrato una parte buona. C’è stata una grande competenza, una grande fatica, una grande generosità. Questa è stata la cosa più importante che è successa qui.
Vedete, costruire è una bellissima cosa, ma nel costruire non si fanno miracoli.  Un po’ di magia sì, un po’ di magia ci vuole.
Costruire un ponte è un gesto di pace. Costruire è magia, perché costruire è partire da una cosa che non ha forma e darle forma.
Costruire è una cosa bellissima, costruire è l’opposto di distruggere, costruire è edificare…
Costruire un ponte, poi…I muri non bisognerebbe costruirli, ma i ponti sì. Di ponti bisognerebbe farne tanti. Costruire un ponte è un gesto di pace
E all’interno del  costruire c’è un’altra magia, che è quella del cantiere, perché all’interno del cantiere succede una cosa incredibile:  cresce la solidarietà.  La gente dimentica le differenze, il colore della pelle. Tutto viene dimenticato. Prevalgono su tutto l’orgoglio e la solidarietà. Ecco, questo è il miracolo.
E poi c’è la passione, l’amore.
Io auguro a questo ponte di essere amato. Non è facile essere erede di una tragedia. È dura. E allora mi auguro che questo ponte sia amato, sia adottato dalla gente, che diventi rapidamente parte della sua esistenza quotidiana.  E credo che avverrà. Credo che sarà amato, perché questo ponte è semplice e forte come questa città.
Ma non basta. Sarà amato anche perché questo ponte gioca con la luce. Quando si arriva su questo ponte e si arrivava su questo ponte, si scopriva la luce del mare, si scopriva il Mediterraneo. Sopra questo ponte tutti scopriranno la luce del Mediterraneo. E quella luce gioca con questo ponte, gioca sotto, gioca sulla forma del ponte, sulle pile che sono curve, con la carena della forma della nave, gioca con la luce. E questo conterà. E gioca anche col vento.
C’è una poesia bellissima di un poeta che ho sempre amato molto e che ha amato Genova, Giorgio Caproni, che ha scritto: “Genova di ferro e aria”. Ecco, io vorrei che questo ponte fosse visto così, di ferro e aria. Questo ponte è stato costruito in acciaio ed è stato forgiato nel vento.
Tutto qua, adesso il ponte è vostro.
Lunga vita al ponte San Giorgio.”

Renzo Piano, 3 agosto 2020

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