Pensieri

Equilibri e disequilibri cardinali

17.01.2022

“Ci sono uomini-ovest, uomini che sono solo partenze. Essi sono lo strappo che libera, gli uomini-oltre, quelli che fuggono dai loro egitti, che sfondano l’orizzonte, che hanno preso casa in Altrove, quelli per cui una porta è sempre un’uscita e mai un’entrata.
Ci sono uomini-est, quelli fedeli alle radici, le piante del mondo, quelli che non conoscono la ferita delle partenze, che si sentono nel giusto posto dell’universo, che si siedono in silenzio sui loro pensieri, che hanno trovato la perfezione nell’eterno ritorno del cerchio.
Ci sono uomini-nord, quelli che sono duro lavoro, che sanno meritare quello che hanno, resi adulti dal freddo e dal vento contrario, quelli cui nulla è stato regalato, quelli della costanza e della disciplina, quelli che si preparano agli inverni, le formiche del mondo.
Ci sono uomini-sud e sono quelli che si distendono al sole, quelli che cantano invece di lavorare, le cicale del mondo, quelli che perdono tempo e guadagnano il tempo, invidiati e disprezzati per le stesse ragioni, quelli che abitano nel qui e nell’ora del corpo, mai nel prima, nel poi e nell’oltre.

Ognuno di questi tipi di uomini gira come l’universo tolemaico intorno al proprio punto cardinale, guarda gli altri tipi umani da un’altra regione del mondo, con sufficienza, disprezzo, come bizzarria della natura o della storia. Ognuno di essi coltiva la piantina del suo integralismo e talvolta rimane soffocato dal suo rigoglioso sviluppo. L’ovest guarda l’est come tirannia, comunità che soffoca e reprime, l’est guarda l’ovest come perdita del centro e sradicamento; il nord guarda il sud come incontinenza, accidia e capriccio, il sud guarda il nord come un amore angoscioso per le prigioni interiori.

Come si potrebbe dire che uno di questi punti di vista è più giusto degli altri, merita di prevalere su di essi, deve diventare l’unico? Come si potrebbe legittimamente ritenere più vicino alla perfezione uno di questi tipi e pretendere che tutti gli uomini che abitano negli altri si trasformino per diventare imitazioni perdenti e caricaturali del primo? Come si può credere seriamente che corrisponda a giustizia la presa del potere da parte di uno dei punti cardinali e la conseguente messa fuori legge di tutti gli altri? Non sarebbe una contraddizione che punti che ricavano il loro significato da una differenza e da una relazione si debbano ridurre ad uno solo?
Eppure è proprio questo che sta accadendo, è proprio questa la storia più recente del mondo. Il nord si è alleato con l’ovest, la disciplina si è saldata alla libertà e hanno dato origine all’economia politica, alla singolarizzazione e disciplinamento interiore dell’uomo. Questa grande alleanza ha dichiarato guerra agli altri punti cardinali rovesciando contro di essi la sua straordinaria potenza tecnologica e il suo ricchissimo apparato intellettuale: dall’altra parte ci sono solo totalitarismo e arretratezza, arbitrio e fatalismo, integralismo, deficit e mafie. L’est e il sud sono come criminali incalliti, messi fuori legge e ricercati da tutte le polizie.
Come sempre, però, questo dominio non riesce mai a realizzarsi compiutamente: i punti cardinali sono quattro per tutti gli uomini e ciascuno di essi parla con una parte di noi, si rivela prezioso per una qualche forma di equilibrio. Ecco perché sud ed est vengono spacciati agli angoli delle strade, ecco perché ritornano all’estremo ovest quando sulle coste del pacifico arriva l’onda orientale dei nuovi culti, ecco perché in tutti gli uffici del settentrione spirituale ci si danna tutto l’anno, ma si sogna di fuggire verso il sud prostituito e venduto dalle agenzie turistiche su tutte le piazze di un Occidente senza più equilibrio. Il rimosso ritorna con una forza direttamente proporzionale alla rimozione: talvolta questo ritorno avviene in forme mostruose come nelle narcomafie e nelle stragi algerine, talvolta è invece la voce preziosa, la musica travolgente, l’idea di una diversa perfezione che si scorge in quelle donne e in quegli uomini che arrivano da noi per lavorare.
In questi arrivi piccoli governi e piccoli ministri vedono solo un problema d’ordine pubblico. Noi invece sappiamo che ogni arrivo non solo ci ricorda la dismisura e l’integralismo del nord-ovest, ma porta anche qualcuno che aiuta a combatterli, una promessa di quell’equilibrio tra i punti cardinali che occorre tornare a cercare.”

Franco Cassano, da “Paeninsula. L’Italia da ritrovare”, 1998

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