Affabulazioni

Penelope, la donna che non attende e vince la feroce battaglia del quotidiano

21.01.2022

“Allora, per quanto riguarda Penelope, mettiamo bene le cose in chiaro. Perché, povera donna, sono secoli che la raccontate come volete voi.

Sì, è vero: sta a casa, una ventina d’anni, perché il marito sta in giro, gli dei sanno dove. E lei, lì, a casa, ad attendere. E da qui l’idea che Penelope nella vita abbia fatto solo quello, attendere. Che un altro po’ e pare la versione umana del cagnotto Argo, con la sola differenza che quando torna a casa Ulisse almeno lei non crepa.
Chiariamola bene una cosa, figlioli belli. Penelope a Itaca ci sta, e aspetta pure, ma col cavolo che fa solo quello. Penelope a Itaca tira la carretta, come tutte le donne fanno sempre, cercando per altro di sanare i casini che le combinano gli uomini attorno.

Il marito se ne va, e lei resta. Si gestisce il regno. Da sola, con il solo ausilio di un porcaio intronato, un suocero che si eclissa, e un figlio come Telemaco, che proprio a volergli tanto bene un genio non è.
Le arrivano i Proci in casa, armati e tracotanti. E lei che fa, si perde d’animo? No, li intorta per bene. Con quella faccenda della tela li tiene sullo spago per anni. Il che testimonia che loro non erano per altro delle schegge, ma lei, ragazzi, è una dritta come poche.

Quando capisce che quelli tentano di ammazzarle il figlio, che fa? Si scoraggia? No, prende il fanciullo e lo spedisce via, con la scusa di mandarlo a cercare notizie, e poi va dal capo dei Proci e lo incastra, facendogli promettere che non alzerà le mani sul pargolo. Che altrimenti manco arrivava a mettere piede sulla nave intero.
Le torna a casa, poi, Ulisse. E pure lì, le pianta un casino che levati, ammazzando i Proci. Cioè una si tiene la reggia in ordine per una vita, evita violenze e tafferugli, e la prima cosa che fa il marito appena arriva, una scena splatter, sangue dappertutto, cadaveri come se piovesse, e grazie che mette a morte le ancelle traditrici dopo averle fatte pulire, altrimenti sai che disastro dover rimettere tutto a posto, poi.

Penelope, insomma, non è che aspetta. Si arrangia. Lavora con quello che ha. Un marito zuzzurellone, un figlio cretino, un suocero inutile. E lei testa bassa, buon senso pratico, lavora, zitta zitta, brava brava, organizzazione ferrea e multitasking come se piovesse. Come facciamo sempre noi donne, quando ci arrivano addosso le disgrazie come treni. Gli uomini attorno fanno tragedie, e noi lavoriamo, senza aspettare nessuno. I grandi gesti eroici li lasciamo agli eroi, noi combattiamo la feroce battaglia del quotidiano.
Perché non abbiamo mica tempo da perdere in attese, dobbiamo evitare che il mondo vada in palla, noi.”

Mariangela Galatea Vaglio (Fonte: https//:galateavaglio.com)

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Nell’immagine: John William Waterhouse, “Penelope e i pretendenti”, 1912

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