Epistolario

Mio caro Theo…

22.01.2022

Arles, 10 settembre 1888

Mio caro Theo,
ho appena consegnato alla posta lo schizzo del nuovo quadro, il “Caffè di notte“, come pure di un altro che ho fatto nel frattempo. Forse finirò per dedicarmi ai “crepons“.
Ieri ho lavorato ad ammobiliare la casa; come mi avevano già detto il postino e sua moglie, i due letti, per avere qualcosa di solido, costeranno centocinquanta franchi l’uno. Ho potuto constatare che era tutto vero quello che mi avevano detto dei prezzi. Bisognava però destreggiarsi e allora ho fatto così: ho acquistato un letto in noce e un altro in legno bianco, che sarà il mio e che più tardi dipingerò. Inoltre ho fornito uno dei due letti e ho comperato due pagliericci. Se Gauguin o un altro venisse, ecco che il suo letto sarebbe pronto in un minuto. Fin dal principio ho voluto sistemare la casa non per
me solo, ma in modo da poter alloggiare qualcuno. Naturalmente ciò mi ha mangiato la maggior parte dei soldi. Con il resto ho acquistato dodici sedie, uno specchio e delle piccole cose indispensabili. Con il risultato che la settimana prossima potrei già andarci ad abitare. Per ospitare qualcuno ci sarà la più graziosa stanzetta del mondo, che cercherò di rendere più` bella possibile, come un boudoir femminile veramente artistico. Poi ci sarà la mia stanza da letto, che vorrei estremamente semplice ma con mobili quadrati e larghi: il letto, le sedie, la tavola, tutto in legno bianco; al piano terreno lo studio, e un’altra stanza ugualmente studio, ma nello stesso tempo cucina.
Un giorno o l’altro vedrai un quadro della casetta sia in pieno sole, sia con la finestra illuminata e il cielo stellato. Ormai puoi far conto di possedere qui a Arles la tua casa di campagna. Perché´ io sono entusiasta dell’idea di arredarla in modo che tu ne sia contento, e che sia uno studio in uno stile voluto, così che se fra un anno tu decidessi di passare una vacanza qui e a Marsiglia, allora sarà pronto, e la casa sarà, per quanto mi propongo, tutta piena di quadri dal basso all’alto.
La stanza dove sarai tu, o che sarà` di Gauguin, se verrà, avrà sui muri bianchi una decorazione di grandi girasoli gialli.
Al mattino, aprendo la finestra, si vede il verde del giardino, il sole che sorge e l’ingresso della città. Ma poi vedrai quei grandi quadri con dei mazzi di dodici, di quattordici girasoli, ammucchiati in questo piccolo spogliatoio, con un letto grazioso, e con tutto il resto elegante. Non dovrebbe essere banale. E lo studio, i mattoni rossi del pavimento, i muri e il soffitto bianco, le sedie paesane, la tavola in legno bianco, e spero una decorazione di ritratti. Avrà un carattere alla Daumier, e non sarà, oso predirlo, una cosa banale. Ora ti pregherei di cercare delle litografie di Daumier per lo studio e alcune giapponeserie, ma non c’è assolutamente nessuna fretta, e acquistale solo quando ne troverai due copie. E anche di Delacroix, delle litografie normali di artisti moderni.
Non c’è la minima fretta, ma ho già l’idea completa. Ne voglio veramente fare una casa di artista, ma non preziosa, al contrario niente di prezioso, ma che tutto, dalla sedia al quadro, abbia un carattere.
Anche per i letti, ho preso dei letti del paese, dei letti grandi a due piazze, non dei letti in ferro. Danno un aspetto di solidità, di durata, di calma, e se per questo sarà necessario un maggior quantitativo di oggetti complementari, tanto peggio, ma occorre che abbia carattere.
Fortunatamente ho una donna di servizio che è molto fidata, altrimenti non comincerei ad abitare in casa; è abbastanza anziana e ha molti mocciosi, e mi tiene i mattoni del pavimento ben rossi e puliti.
Non saprei dirti quanto mi faccia piacere di aver trovato un lavoro così serio. Perché sarà, spero, una vera e propria decorazione quella che farò. Come ti ho già detto, il mio letto lo dipingerò, e ci saranno tre soggetti. Forse una donna nuda, non ho ancora deciso, forse una culla con un bambino, non lo so, ma me la prenderò con calma.
Non ho più nessun dubbio circa il restare qui, perché le idee vengono in abbondanza per il lavoro. Conto ora di acquistare ogni mese qualche oggetto per la casa. E con un po’ di pazienza la casa varrà qualcosa per i mobili e le decorazioni. Devo anticiparti che fra poco mi occorrerà una forte ordinazione di colori per l’autunno che, credo, sarà fantastico. E pensandoci bene ti invio l’ordinazione qui acclusa.
Nel mio quadro sul “Caffè di notte” ho cercato di esprimere l’idea che il caffè è un posto dove ci si può rovinare, diventar pazzi, commettere dei crimini. Inoltre ho cercato di esprimere la potenza tenebrosa quasi di un mattatoio, con dei contrasti tra il rosa tenero e il rosso sangue e feccia di vino, tra il verdino Luigi XV e il Veronese, con i verdi gialli e i verdi blu intensi, tutto ciò in un’atmosfera di una fornace infernale di zolfo pallido. E pur tuttavia sotto un’apparente levità giapponese e una bonomia alla Tartarin.
Che direbbe però di questo quadro il signor Tersteeg, lui che davanti a un Sisley, quel Sisley che è il più discreto e il più dolce degli impressionisti, ha già detto: «Non posso fare a meno di pensare che quando l’artista ha dipinto ciò era un po’ brillo». Allora davanti al mio quadro direbbe che si tratta di un “delirium tremens” in pieno. Non trovo assolutamente niente da ridire sul tuo progetto di esporre una volta alla «Revue Indépendante», purché io non sia
causa di impedimento per gli altri che abitualmente vi espongono.  In questo caso bisognerebbe dir loro che preferirei riservarmi una seconda esposizione, dopo questa prima, di studi propriamente detti. E l’anno prossimo darò loro da esporre i quadri della decorazione della casa, quando sarà un tutt’uno. Non che ci tenga, ma perché gli studi non vengano confusi con le composizioni, e per dire già subito che la prima esposizione sarà solo di studi. Perché ci sono soltanto il “Seminatore” e il “Caffè di notte” che siano saggi di quadri composti.
Mentre ti sto scrivendo, il piccolo contadino che assomiglia alla caricatura di nostro padre è qui che entra nel caffè. La somiglianza è ugualmente terribile. Soprattutto quel tanto di sfuggente, di stanco e d’indefinito della bocca. Continua a sembrarmi un peccato non averlo potuto fare.
Aggiungo a questa lettera l’ordinazione dei colori, che non è proprio urgente. Solo che sono talmente pieno di progetti e l’autunno promette tanti motivi superbi che non so assolutamente se comincerò cinque o dieci quadri. La stessa cosa avverrà in primavera coi frutteti in fiore, i motivi saranno infiniti. Se tu dessi a papà Tanguy il colore più ordinario, andrebbe probabilmente bene.
Gli altri colori fini sono effettivamente inferiori, soprattutto per il blu. Spero che nel prossimo invio la qualità sarà migliore. Ne faccio relativamente meno, e ci ritorno più a lungo. Ho riservato cinquanta franchi per la settimana, così ce ne sono stati già duecentocinquanta per il mobilio. E facendo in questo modo me li ritroverò. E fin da oggi puoi considerare di avere una specie di casa di campagna, purtroppo un poco lontana. Non sarebbe più molto molto lontana, se ci fosse una esposizione permanente a Marsiglia. Forse tra un anno ne riparleremo. Una stretta di mano,

Tuo Vincent

Lettera di Vincent Van Gogh la fratello Theo

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Nell’immagine: Vincent van Gogh, “Il caffè di notte”, 1888

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