Riflessioni

Il lettore, questo sconosciuto

02.02.2022

Le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere“.

Daniel Pennac, “Come un romanzo”

Chi legge (o si accinge a farlo) gode di diritti ben precisi – sostiene Pennac -, che li elenca in una sorta di decalogo. Per un curioso paradosso (che però potrebbe anche non essere tale),  ognuno di questi diritti sembra corrispondere in forma speculare ad un tipo altrettanto preciso di lettore. Insomma, in questo decalogo penso che molti di noi finiranno col riconoscersi, magari un po’…sottosopra

1. Il diritto di non leggere.

In controluce, ecco il “topo di biblioteca“, il lettore compulsivo, quello che si sente in colpa se non divora almeno qualche riga al giorno, quello che non può fare a meno di leggere tutto ciò che gli capita a tiro, dai cartelli per la strada alle etichette sulle confezioni, dagli avvisi (anche quelli privi di qualunque interesse, ovviamente) fino ai bugiardini dei medicinali (un boccone ghiottissimo, questo, soprattutto per i lettori ipocondriaci!). Insomma, parliamo del lettore seriale: basta una piccola scritta e i suoi occhi scatteranno all’infuori come quelli delle lumache, alla velocità di due razzi.

2. Il diritto di saltare le pagine.

Qui ci troviamo al cospetto del lettore pignolo, anche un po’ in odore di pedanteria – per dirla tutta. Per lui leggere è un po’ come mangiare una certa marca di patatine: “se non ti lecchi…le pagine, godi solo a metà“. Saltarne una parte, sia pur minima e perfino se noiosissima, equivarrebbe ad una perdita immane, ad uno spreco di tempo, di carta, di inchiostro. E sicuramente lo esporrebbe al rischio di sentirsi una via di mezzo tra Pinocchio e la volpe, semmai gli venisse chiesto se ha letto proprio quel tale libro.

3. Il diritto di non finire un libro.

Qui siamo tra lo scrupoloso,  l’ansioso e l’autolesionista. Perché – diciamocelo francamente – ci sono letture accompagnate da tanti sbadigli quante sono le pagine…Ma poi vai a scendere a patti col senso di colpa che ci affliggerà per aver tradito autore e libro, anche se in realtà a sentirsi in colpa dovrebbero essere proprio loro!

4. Il diritto di rileggere.

Il “macina-libri“, l’Orlando furioso della lettura, ma anche un po’… “collezionista di ossa“, quello che vive con stampata in fronte la scritta “questo l’ho letto“, quello che alla domanda “conosci l’autore tal-dei-tali?“, risponde invariabilmente e con tono trionfante: “Sì, certo che sì!
Va con sé che per questo tipo di lettore tornare indietro per rileggere è una vera e propria perdita di tempo: a che pro? E proprio mentre aumenta in modo esponenziale il numero dei libri ancora da leggere…

5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa.

…Perché spesso i lettori vanno per categorie: quelli che si atteggiano a poeti e non leggono altro;  quelli che se non divorano saggi hanno l’impressione di perdere tempo; quelli che saccheggiano le librerie “specialistiche”, di solito appassionati dell’occulto in ogni sua forma, quelli che….ecc. ecc.

6. Il diritto al bovarismo.

Ovvero “la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazioni: l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza, l’identificazione che diventa totale e il cervello che prende (momentaneamente) le lucciole del quotidiano per le lanterne dell’universo romanzesco“.
Come a dire, il lettore che soffre della sindrome di Stendhal, il sognatore incallito o magari il frustrato cronico… O forse tutti e tre, chissà!

7. Il diritto di leggere ovunque.

Una delle specie più letali di lettore: quello che cammina col naso tra le pagine e che ad ogni riga rischia di fare strike coi passanti; quello che sull’autobus affollato usa la tua testa come leggio; quello che ti occupa il bagno per ore mentre tu, dietro la porta, soffri tutte le pene dell’inferno. Una iattura!

8. Il diritto a spizzicare.

Più che un lettore, direi che questo è un maniaco di bibliomanzia. È in fondo quello che parte dal presupposto che il libro è già sacro “in sé e per sé“, per cui “spizzicando” le sue pagine potrà senz’altro dare anche una sbirciatina al suo futuro… D’altronde, il mondo è bello perché è vario, no?

9. Il diritto di leggere ad alta voce.

Già, perché si legge ad alta voce? “Per la meraviglia” – risponde Pennac…O per rompere le scatole a chi magari quel libro se lo vorrebbe gustare da solo e in santa pace? Ma come? “Le parole pronunciate si mettevano ad esistere al di fuori di me” – obietta Pennac. Beh, per fortuna non sono quelle a cui pensa la malcapitata “audience”.

10. Il diritto di tacere.

L’uomo costruisce case perché è vivo, ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in un gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo“.
Ma forse qui non c’è un “tipo” di lettore. C’è solo il lettore, ci sono un po’ tutti i lettori. Perché nessun lettore tace e nessun lettore è mai solo. Con lui c’è un compagno prezioso, forse davvero l’unico che non lo abbandonerà né lo tradirà mai.

Maddalena Vaiani

*************

Foto di Sonia Simbolo

Lascia un commento