Pensieri

Mujeres

01.03.2022

San Giovanni Crisostomo diceva: “Quando la prima donna parlò, provocò il peccato originale” e San Ambrogio concludeva: “Se alla donna è permesso di parlare di nuovo, porterà di nuovo l’uomo alla rovina“.

La Chiesa Cattolica, le proibisce la parola.
I fondamentalisti musulmani, le mutilano il sesso e le coprono il viso.
Gli ebrei ultraortodossi, incominciano il giorno ringraziando: “Ti sono grato Signore per non avermi fatto donna.”
Sanno cucire. Sanno ricamare. Sanno soffrire e cucinare.
Figlie ubbidienti. Madri sacrificate. Mogli rassegnate.
Per secoli o millenni è stato così, benché del loro passato sappiamo molto poco.
Eco di voci maschili. Ombre di altri corpi.
Per elogiare una persona eminente si è soliti dire: “Dietro ogni grande uomo c’è una donna“, riducendo la donna alla triste condizione di uno schienale da seggiola.
Oggi voglio raccontarvi, a mio modo e maniera, alcuni storie di donne che non coincidono sempre con questo identikit.

Donne

Sono lì dipinte le pareti, le volte delle caverne; alci, bisonti, figure che ci vengono da quella che chiamano Preistoria; cavalli, belve, uomini e donne che non hanno età. Furono dipinte, dipinti, migliaia e migliaia di anni fa, e tuttavia nascono di nuovo ogni volta che qualcuno li ammira.
Ed uno si chiede: come hanno potuto, i nostri remoti antenati, dipingere in modo tanto raffinato?
Come poterono quei bruti che fronteggiavano, lottando, le belve più feroci, creare quelle figure così piene di grazia, quelle magiche opere volanti che quasi si staccano dalla roccia per librarsi nell’aria?, Come, come hanno potuto?… O forse erano esse donne?

Punti di vista / 1

Se Eva avesse scritto la Genesi… Come sarebbe la prima notte d’amore del genere umano? Eva avrebbe messo alcuni puntini sulle i; chissà, io dico, non so, magari avrebbe chiarito che lei non nacque da nessuna costola, che non conobbe nessun serpente, che non offrì mai nessuna mela a nessuno e che nessuno le disse: “Partorirai con dolore” e “Tuo marito ti dominerà”… E che tutte, aggiungerebbe Eva, non son altro che calunnie raccontate da Adamo alla stampa.

Punti di vista /2

Se le Sante, e non i Santi, avessero scritto i Vangeli… Come sarebbe la prima notte dell’era cristiana? Le Sante avrebbero raccontato che erano tutti molto buon umore; tutti: la Vergine, il bambino Gesù risplendente nella sua culla di paglia, il bue e l’asinello, i Re Magi appena giunti dall’Oriente e perfino la stella che li aveva condotti a Betlemme… Tutti, tutti contenti, meno uno. San Giuseppe, che ombroso, mormorò: “Io volevo una bambina”.

Hildegarda

Nell’anno 1234 la religione cattolica proibì alle donne di cantare nelle chiese. Le donne, impure di natura, sporcavano la musica sacra, che solo poteva essere intonata da bambini maschi o uomini castrati. Questa pena del silenzio si protrasse per sette secoli, sette secoli e passa, fino a che, col secolo XX, non più di un momento fa, le donne poterono cantare nelle chiese, sole o nei cori.
Poco prima che si mettesse in moto questa proibizione contro le figlie di Eva, ci fu una suora di nome Hildegarda che diresse un convento in una città, Bingen, sulle sponde del Reno, e che creò la musica liturgica che a me sembra la più bella di tutte, quella che più mi tocca, quella che più profondamente mi giunge nell’ultimo angolino dell’anima. E quella musica fu scritta e composta per essere cantata da donne, le suore dell’Abbazia di Bingen dirette da Hildegarda; e per fortuna il tempo non ne cancellò le voci, quelle voci di angeli che seppero cantare come nessuno la gloria del paradiso. Hildegarda non si limitò solo a comporre musica meravigliosa, che furono poi degli uomini a intonare falsamente per secoli perché le donne non potevano cantarla, ma fu un’antesignana del suo tempo, che molti anni fa, ottocento anni, anno più anno meno, seppe sfidare il monopolio maschile del convento e trasformarlo in una ridotta, in un santuario della libertà femminile… Seppe scrivere nelle sue trance mistiche pagine che hanno perdurato e nelle quali la donna occupa un posto centrale, perché Hildegarda diceva, e sapeva quello che diceva, diceva che: “Il sangue che davvero insudicia non è il sangue della mestruazione bensì il sangue delle guerre.”

Teresa

Quattro secoli dopo, per quei casi strani della vita e della storia, Teresa si era trasformata già in un simbolo della cristianità ed in un modello di donna iberica. Fu Santa, Teresa, esempio di virtù… E i suoi resti arrivarono dappertutto. Franco, nella sua lunghissima agonia, volle avere un braccio di Teresa sul tavolino del soggiorno, affinché l’aiutasse a litigare contro il diavolo, e difendersi dalle sue tentazioni.. Ebbene… Altri pezzi poi, altri pezzi della povera Teresa, andarono incontro a diversi destini, compreso un piede che si trova tuttora a Roma.

Giovanna d’Arco

Non c’era uomo che potesse farcela con Giovanna. Né con l’aratro, né con la spada. A mezzogiorno, nel silenzio dell’orto, ascoltava le voci. Le parlavano gli angeli, i santi e le parlava anche la voce più alta del cielo che le diceva: “Non c’è nessuno al mondo che possa liberare la Francia, solo tu“. Ed ella lo ripeteva, sempre citando la sua fonte… “Dio me lo disse”, diceva. E così questa povera contadina analfabeta, nata per mettere al mondo figli, si mise a capo di un grande esercito, un immenso esercito che cresceva al suo passaggio. Giovanna d’Arco, donzella guerriera, vergine per mandato divino o per panico maschile, avanzava di battaglia in battaglia. Lancia in mano, caricando a cavallo contro i soldati inglesi, fu invincibile… fin quando fu vinta.
Gli inglesi la fecero prigioniera e decisero fossero i francesi a farsi carico de “la matta.” Per la Francia e per Dio fu giustiziata. Ed i funzionari del Re di Francia e i prelati di Dio si incaricarono di condurla al falò.
Lei, con la testa rasata, incatenata, non ebbe avvocato. Ma i Giudici, il pubblico ministero, gli esperti dell’inquisizione, i vescovi, i priori, i canonici, i notai e i testimoni, concordarono tutti senza eccezione con la Dotta Università della Sorbona che già al tempo aveva un prestigio più che sufficiente.
L’Università della Sorbona decretò che Giovanna, Giovanna d’Arco, l’accusata, era: scismatica, apostata, bugiarda, indovina, sospetta di eresia, errante nella fede e bestemmiatrice di Dio e dei Santi.
Aveva 19 anni quando la legarono ad un palo nella piazza del Mercato di Rouen… ed il boia dette fuoco alla legna.
Poi passò il tempo e la sua patria e la chiesa, che l’avevano bruciata viva, la trasformarono in Eroina e Santa, simbolo della Francia ed emblema della Cristianità.

Olympia

Furono femminili i simboli della Rivoluzione Francese. Donne in berretto frigio, le tette all’aria, capelli sciolti, bandiere al vento. Ma la Rivoluzione Francese proclamò i diritti dell’uomo e del cittadino. Poco dopo una militante rivoluzionaria, l’attrice Olympia di Gouche, propose che la Rivoluzione approvasse anche una Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina. Un tribunale rivoluzionario la condannò e la ghigliottina la decapitò.
Quando Olympia di Gouche stava per salire al patibolo domandò: “Se noi donne possiamo salire sulla ghigliottina, perché non possiamo salire sulla tribuna pubblica?
Una settimana dopo, la Rivoluzione Francese decapitò niente meno che la donna del ministro dell’interno, perché s’era occupata di politica… “che quelle non sono cose di donne.
Ed alcuni anni più tardi, al tempo della Comune di Parigi, in un periodo rivoluzionario di grandi cambiamenti, si introdusse per la prima volta il Suffragio Universale… Universale ma non tanto… Perché si sottopose a votazione dell’Assemblea fino a che punto il Suffragio Universale dovesse essere universale… E risultò che gli elettori, tutti uomini, votarono contro il voto della donna; le donne non ebbero diritto di voto con risoluzione approvata per 899 voti contro 1. Approvata all’unanimità, meno uno.

Edelmira Agustini

Successe a Montevideo molti anni fa, esattamente nel 1914, e successe in una camera in affitto dove un marito dette appuntamento a sua moglie, dalla quale era separato, e volendo averla, volendo rimanesse con lui, l’amò e l’ammazzò… e si ammazzò.
I giornali uruguaiani pubblicarono le foto del corpo, del corpo di lei, sdraiato vicino al letto… Edelmira Agustini, poetessa, abbattuta con due colpi di rivoltella, nuda, come i suoi poemi, tutta discinta di rosso…”Andiamo più lontano nella notte, andiamo...”, aveva scritto; ed aveva cantato alle febbri d’amore senza pacate dissimulazioni; ed era stata condannata da coloro che puniscono nelle donne quello che applaudono negli uomini, perché la castità è un dovere femminile e il desiderio è come la ragione, un privilegio maschile. Ed allora si fecero le esequie, il funerale… E davanti al cadavere di Edelmira si sparsero lacrime, credo lacrime di coccodrillo, e frasi, solenni frasi a proposito di tanta profonda perdita per le Lettere Nazionali che oggi vivono un giorno di lutto… Ma in fondo, in fondo i dolenti sospiravano con sollievo… “la morta è morta ed è meglio così.”
Ma era morta quella morta? Non sono ombre della sua voce ed eco del suo corpo gli amanti che nelle notti del mondo ardono? Non fanno un posticino a Edelmira Agustini nelle notti del mondo, affinché canti la sua bocca sfrenata e danzino i suoi piedi risplendenti?

Violeta

Nei tristi anni della dittatura del generale Pinochet, in Cile, il Regime decise di cambiare i nomi di venti quartieri dei sobborghi più poveri della città di Santiago; ed in quell’occasione ribattezzò uno dei rioni, nel quartiere Violeta Parra, col nome di un qualche eroico militare, ma i suoi abitanti si rifiutarono di portarlo, si rifiutarono di chiamarsi con un altro nome che non fosse il suo nome; ed in una unanime assemblea decisero: “Siamo Violeta Parra o niente
E così resero omaggio, un’altra volta, a quella campagnola cantautrice, dalla voce rotonda e armoniosa, che aveva saputo celebrare con le sue canzoni di protesta i misteri della sua terra e della sua gente.
Violeta era… era paziente e pungente, amica dell’accordo di chitarra, della conversazione e dell’innamoramento, e per ballare e per scherzare sulle empanadas bruciate… “Grazie alla vita...” cantò nella sua ultima canzone ed un ruzzolone d’amore la precipitò nella morte.

Tamara

Tamara Arce sparì a un anno e mezzo d’età. Venne ritrovata dalle Nonne della Plaza de Mayo. Rosa, la madre di Tamara, era stata rapita, torturata, violentata e fucilata con colpi a salve… Era stata otto anni senza sapere niente di sua figlia. Quando Le Nonne la ritrovarono, la madre e la figlia si guardarono allo specchio assieme, e risero e non potevano smettere di ridere perché erano uguali; ed avevano gli stessi nei negli stessi posti; ed allora, quando arrivò la notte, quella prima notte del loro incontro, Rosa, la madre, lavò Tamara, la figlia; e la risciacquò, e l’insaponò e risciacquò ed una volta ed un’altra… la lavò una volta ed un’altra ed un’altra… non riusciva a togliere quell’odore, un odore intenso, come dolciastro e Rosa sapeva che conosceva quell’odore, ma non riusciva a identificarlo… non sapeva perché, non c’era maniera, non c’era sapone che lo togliesse; ed allora, all’improvviso, Rosa ricordò che quello era l’odore dei neonati quando hanno appena poppato. Rosa non poteva spiegarselo ma Tamara, la figlia, aveva nove anni e profumava come fosse appena nata.

Eduardo Galeano (Fonte: “Ideario de revoluciòn humanista – revolucionyhumanismo.blogspot.com)

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Immagine: Acquarello di Hülya Ozdemir

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