Magazzino Memoria

Sandro Pertini contro il Patto Atlantico

16.03.2022

“Onorevoli colleghi, dirò brevemente le ragioni per cui voteremo contro il Patto Atlantico: cercherò di riassumere in sintesi quello che è stato detto in questa discussione ampia, profonda e serena.

Noi siamo contro il Patto Atlantico, prima di tutto perché questo Patto è uno strumento di guerra. Abbiamo ascoltato con attenzione la replica del Presidente del Consiglio e speravamo che egli ci dicesse qualcosa di nuovo, ma tre quarti del suo discorso le ha dedicate ad esaminare esclusivamente le eventualità di una guerra. Quindi maggiormente adesso, dopo la sua replica, onorevole Presidente del Consiglio, noi siamo persuasi che il Patto Atlantico è uno strumento di guerra. Basterebbe leggere i giornali. Proprio su quello di stamane ci si comunica che mai come oggi in Inghilterra si è constatata, dopo il Patto Atlantico, una così diffusa psicosi di guerra. Esso è quindi uno strumento di guerra per noi ed abbiamo il dovere, perciò, di votare contro. Ha ragione l’onesto amico Rocco di dire che, se oggi il vecchio Turati fosse qui con noi, voterebbe contro il Patto Atlantico e farebbe sentire da questa Aula ancora l suo grido pieno di passione e di angoscia: “Guerra al regno della guerra, morte al regno della morte!”

Ma il nostro voto è ispirato anche ad un’altra ragione. Questo Patto Atlantico in funzione antisovietica varrà a dividere maggiormente l’Europa, scaverà sempre più profondo il solco che già separa questo nostro tormentato continente. Non si illudano i federalisti – mi rivolgo naturalmente ai federalisti in buona fede – di poter costruire sull’Unione Europea la Federazione degli Stati Uniti d’Europa; essi costruiranno una Santa Alleanza in funzione antisovietica, un’associazione di nazioni, quindi, che porterà in sé le premesse di una nuova guerra e non le premesse di una pace sicura e duratura. Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica. Perché non dimentichiamo, infatti, come invece dimenticano i vostri padroni di oltre Oceano, quello che l’Unione Sovietica ha fatto durante l’ultima guerra. Essa è la Nazione che ha pagato il più alto prezzo di sangue: 17 milioni di morti ha avuto.  Senza il suo sforzo eroico le Potenze occidentali non sarebbero riuscite da sole a liberare l’Europa dalla dittatura nazifascista. Questo noi non dimentichiamo […]. Lo stesso Churchill lo ha riconosciuto. […]

Ma vi è un’altra ragione che ci induce a votare contro questo Patto Atlantico l’aspetto che questo Patto Atlantico ha in rapporto alla politica interna, come già è stato detto ampiamente dai colleghi di questa parte. La prima conseguenza che deriverà da questo Patto sarà una lotta più aspra e più dura […] contro l’estrema sinistra del proletariato. Io lo so quello che volete dirmi: noi non ce l’abbiamo con voi socialisti; noi ce l’abbiamo soltanto col Partito Comunista. E’ l’eterna storia che abbiamo sentito dire, adolescenti, nel 1919, ’20, ’21 e allora, in quell’epoca, il Partito Comunista non esisteva. Si agitava, allora, lo spauracchio del pericolo rosso. E parecchi han creduto al pericolo rosso e hanno assecondato il fascismo sul suo nascere; parecchi di voi, credendo a questo pericolo, aprirono la strada alla dittatura fascista; parecchi di voi si rallegrarono quando videro piegata sotto la dittatura fascista la classe operaia italiana e costoro non compresero che, quando in una Nazione crolla la classe operaia, o tosto o tardi con la classe operaia, finisce per crollare la Nazione intera. […]

Lo sappiamo, onorevole De Gasperi, che la nostra sarà una posizione dura e difficile; ma voi un po’ ci conoscete e sapete che noi, per il nostro temperamento, non siamo adatti per le situazioni di ordinaria amministrazione. Le posizioni pericolose ci seducono e le assumiamo con fermezza, come abbiamo fatto sotto il fascismo e contro i tedeschi. Pagheremo, se sarà necessario, ma sappiate che noi preferiremmo sempre cadere con la classe operaia piuttosto che trionfare con le forze clerico-conservatrici.

Mi consenta, onorevole Presidente, di dire ancora una parola in nome dei partigiani d’Italia – ne sono autorizzato quale  uno dei Presidenti onorari dell’Anpi – una parola in nome di questi partigiani, onorevole De Gasperi, che hanno veramente riscattato l’onore d’Italia. […] Parlo di quei partigiani che si sono veramente battuti per l’indipendenza dell’Italia. Oggi noi abbiamo sentito gridare “Viva l’Italia” quando voi avete posto il problema dell’indipendenza della Patria. Ma non so quanti di coloro che oggi hanno alzato questo grido, sarebbero pronti domani veramente ad impugnare le armi per difendere la Patria. Molti di costoro non le hanno sapute impugnare contro i nazisti. Le hanno impugnate invece contadini e operai, i quali si sono fatti ammazzare per l’indipendenza della Patria!

Onorevole Presidente del Consiglio, domenica scorsa a Venezia, in piazza San Marco, sono convenuti migliaia di partigiani da tutta l’Italia ed hanno manifestata precisa la loro volontà contro la guerra, contro il Patto Atlantico e per la pace. Questi partigiani hanno manifestato la loro decisione di mettersi all’avanguardia della lotta per la pace, che è già iniziata in Italia, essi sono decisi a costituire con le donne, con tutti i lavoratori una barriera umana onde la guerra non passi. Questi partigiani anche un’altra volontà hanno manifestato, ed è questa: saranno pronti con la stessa tenacia, con la stessa passione con cui si sono battuti contro i nazisti, a battersi contro le forze imperialistiche straniere qualora domani queste tentassero di trasformare l’Italia in una base per le loro azioni criminali di guerra.

Per tutte queste ragioni noi voteremo contro il Patto Atlantico. Sentiamo che votando contro questo Patto, votiamo contro la guerra e per la pace, serbando fede, in questo modo, al mandato che abbiamo ricevuto dai nostri elettori. Votando contro il Patto sentiamo di compiere onestamente il nostro dovere di rappresentanti del popolo, di socialisti e di italiani.”

Sandro Pertini, in “Atti parlamentari”, I Legislatura, Senato. Vol. V: Discussioni 1948-49, 

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