Pensieri

Verso un nuovo Medioevo?

04.04.2022

“Esiste un ritmo nella storia, come nella natura: una ritmica successione di epoche e di periodi, di flussi e di riflussi, di elevazioni e di cadute. La periodicità e il ritmo sono caratteristiche di ogni forma di vita. Si può parlare di epoche organiche e di epoche critiche, di epoche diurne e notturne, “sacre” e “profane”.

A noi è stato dato di vivere, storicamente, in  un tempo di transizione. Il vecchio mondo moderno, se così si può dire – per un’abitudine non meno vecchia viene ancora definito moderno, mentre è assolutamente caduco – è giunto alla fine e si dissolve. E intanto sta nascendo un mondo nuovo, sconosciuto. È singolare che questa fine di un vecchio mondo e questa nascita di un mondo nuovo appaiano agli uni come una “rivoluzione” e agli altri come una “reazione”. Il fatto è che rivoluzione e reazione si sono talmente intrecciate che non si riesce più a distinguere bene l’una dall’altra. Stabiliamo allora che la nostra epoca è la fine dei tempi moderni e l’inizio di un nuovo Medio Evo. (…) I princìpi spirituali della modernità sono logorati, le sue forze spirituali esaurite. La luce diurna e razionalista della storia moderna si va esaurendo, il suo astro declina, avanza il crepuscolo, ci avviciniamo alla notte. Tutte le categorie atte a comprendere il giorno solare che ormai se ne va non sono di alcuna utilità per orientarsi tra gli eventi e i fenomeni della nostra storica ora serale.

Tutti i segnali ci mostrano che siamo usciti da un’era diurna per entrare in una notturna. Gli uomini più sensibili se ne sono accorti. È un male questo processo? È funesto? È pessimistica una tale visione? Porre simili domande non ha alcun senso e deriva da un atteggiamento antistorico e troppo razionalista. Cadono i veli che coprono la menzogna, rivelando la nudità del bene e del male.

La notte non è meno meravigliosa del giorno, non è meno divina; di notte risplendono luminose le stelle, e si hanno rivelazioni che il giorno ignora. La notte è più prossima alle cose prime e agli elementi della natura di quanto lo sia il giorno. (…) La notte è più metafisica, più ontologica  del giorno. Il velo diurno, non solo nella natura, ma anche nella storia, non è resistente: facilmente di lacera, in esso non vi è consistenza.  E tutto il senso della nostra epoca, così doloroso per la vita esteriore dei singoli individui, sta nella messa a nudo dell’abisso dell’essere, in questo faccia a faccia con i fondamenti dell’esistenza, nella scoperta dell'”eredità fatale”.
È questo che significa l’entrata nella notte”.

Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev, da “Nuovo medioevo”, 1923

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Immagine: Lisa Argentati, “Giorno e notte”

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