Pensieri

Specchi. Una storia quasi universale

27.04.2022
Gli specchi sono pieni di gente.
Gli invisibili ci vedono.
I dimenticati ci ricordano.
Quando ci vediamo, li vediamo.
Quando ce ne andiamo, se ne vanno?
Fatti di desiderio
“La vita, senza nome, senza memoria, era sola. Aveva le mani, ma non aveva chi toccare. Aveva la bocca, ma non aveva con chi parlare. La vita era una, ed essendo una non era nessuna.
Allora il desiderio tirò con il suo arco. E la freccia del desiderio divise la vita a metà e la vita fu due.
I due s’incontrarono e risero. Li faceva ridere vedersi, e anche toccarsi.”
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La fondazione della scrittura

 

“Quando l’Iraq non era ancora l’Iraq, nacquero là le prime parole scritte. Sembrano orme di uccello. Mani abili le disegnarono, con cannucce affilate, sull’argilla.

Il fuoco, che aveva cotto l’argilla, le conservò. Il fuoco, che distrugge e salva, uccide e dà vita: come gli dei, come noi. Grazie al fuoco, le tavolette di fango continuano a raccontarci, adesso, quel che era stato raccontato migliaia di anni fa in quella terra fra i due fiumi.

Ai nostri giorni, George W. Bush, forse convinto che la scrittura fosse stata inventata in Texas, ha scatenato con allegra impunità una guerra di sterminio contro l’Iraq. Ci sono state migliaia e migliaia di vittime, e non solo di gente in carne e ossa. È stata assassinata anche molta memoria.

Numerose tavolette di fango, storia viva, sono state rubate o distrutte dai bombardamenti. Una delle tavolette diceva:

Siamo polvere e nulla.
Tutto quel che facciamo non è altro che vento.”

 

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La pietra che parla

 

“Quando Napoleone invase l’Egitto, uno dei suoi soldati trovò, sulle rive del Nilo, una grande pietra nera, tutta incisa di segni.

La chiamarono Rosetta. Jean François Champollion, studioso di lingue perdute, passò la sua giovinezza ad arrovellarsi su questa pietra. Rosetta parlava in tre lingue. Due erano state decifrate. I geroglifici egizi no. Continuava a essere un enigma la scrittura dei creatori delle piramidi.

Una scrittura molto ingannevole: Erodoto, Strabone, Diodoro e Orapollo avevano tradotto ciò che avevano inventato, e il sacerdote gesuita Athanasius Kircher aveva pubblicato quattro volumi di sciocchezze. Tutti erano partiti dalla certezza che i geroglifici fossero immagini che integravano un sistema di simboli, e che i loro significati dipendessero dalla fantasia di ogni traduttore.

Segni muti? Uomini sordi? Champollion interrogò la pietra Rosetta durante tutta la sua giovinezza, senza ricevere altra risposta che un ostinato silenzio. Il poveretto era ormai roso dalla fame e dallo scoraggiamento, quando un giorno si prospettò una possibilità che nessuno aveva mai avanzato: e se i geroglifici fossero suoni, oltre a essere simboli? Se fossero anche qualcosa di simile alle lettere dell’alfabeto?

Quel giorno si aprirono le tombe e il regno morto parlò.”

 

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Scrivere no

 

“Circa cinquemila anni prima di Champollion, il dio Thot era andato a Tebe e aveva offerto a Thamus, re dell’Egitto, l’arte dello scrivere. Gli spiegò quei geroglifici, e disse che la scrittura era il miglior rimedio per curare la cattiva memoria e la poca sapienza.

Il re rifiutò il regalo: «Memoria? Sapienza? Questa invenzione produrrà l’oblio. La sapienza risiede nella verità, non nella sua apparenza. Non si può ricordare con la memoria altrui. Gli uomini registreranno, ma non ricorderanno. Ripeteranno, ma non vivranno. Verranno a sapere molte cose, ma non ne conosceranno nessuna».”

 

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Scrivere sì

 

“Ganesha è un panzone perché gli piacciono moltissimo le caramelle, e ha delle orecchie e una proboscide da elefante. Ma scrive con mani da uomo. Lui è maestro di iniziazioni, è colui che aiuta la gente a iniziare le sue opere. Senza di lui, in India niente avrebbe un inizio.

Nell’arte della scrittura, e in tutto il resto, l’inizio è la cosa più importante. Qualsiasi principio è un grandioso momento della vita, insegna Ganesha, e le prime parole di una lettera o di un libro sono fondanti tanto quanto i primi mattoni di una casa o di un tempio.”

 

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Lo scompaginatore

“Erano separati il cielo e la terra, il bene e il male, la nascita e la morte. Il giorno e la notte non si confondevano e la donna era donna e l’uomo, uomo.
Ma Exù, il banditore errante, si divertiva, e si diverte ancora, a combinare guai proibiti.
Le sue diavolerie cancellano le frontiere e uniscono ciò che gli dei avevano separato. Per opera sua, il sole diventa nero e la notte arde, e dai pori degli uomini scaturiscono donne, e le donne traspirano uomini. Chi muore nasce, chi nasce muore, e in tutto ciò che è stato e sarà creato si mescola il diritto e il rovescio, finché non si sa più chi sia il mandante o il mandatario, né dove sia l’alto o il basso.
Più poi che prima l’ordine divino ristabilisce le sue gerarchie e le sue geografie, e mette ogni cosa al suo posto e dà a ciascuno il suo; ma più prima che poi fa la sua ricomparsa la follia.
Allora gli dei si lamentano dell’ingovernabilità del mondo.”

Eduardo Galeano, da “Specchi. Una storia quasi universale”, 2008
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In evidenza: Foto di Elliott Erwitt

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