Pensieri

La definizione del Bello

29.04.2022
“Ho trovato la definizione del Bello, del mio Bello. È qualcosa d’ardente e triste, qualcosa un po’ vago, lasciante spazio alla congettura. Applico, volendo, le mie idee ad un oggetto sensibile, per esempio all’oggetto più interessante nella società, ad un viso di donna. Una testa seducente e bella – una testa di donna, voglio dire – è una testa che fa sognare allo stesso tempo, — ma in una maniera confusa, — voluttà e tristezza; che comporta un’idea di malinconia, di spossatezza, persino di sazietà, — sia un’idea contraria, cioè un ardore, un desiderio di vivere, associati con un’asprezza/amarezza che rifluisce, come se venisse da privazione o da disperazione. Il mistero, il rimpianto, sono anch’essi caratteri del Bello. Una bella testa d’uomo non ha bisogno di comportare, agli occhi d’un uomo, beninteso, — eccetto che, forse, agli occhi d’una donna, — quest’idea di voluttà, che, in un viso di donna, è una provocazione tanto più attraente quanto più il viso è, in generale, malinconico. Ma questa testa conterrà anche qualcosa d’ardente e triste, — dei bisogni spirituali, — delle ambizioni tenebrosamente represse, — l’idea d’una potenza ringhiante e senza impiego, — talvolta l’idea di un’insensibilità vendicatrice (dato che il tipo ideale del Dandy non va trascurato in quest’argomento); talvolta anche, — ed è uno dei caratteri della bellezza più interessanti — il mistero, ed infine (perché io abbia il coraggio di confessare fino a che punto mi sento moderno in estetica), l’infelicità. Non pretendo che la Gioia non possa associarsi con la Bellezza, ma dico che la Gioia ne è uno degli ornamenti più volgari, mentre la Malinconia ne è per così dire l’illustre compagna, a tal punto che quasi non concepisco (il mio cervello sarebbe uno specchio stregato?) un tipo di Bellezza in cui non vi sia Infelicità.”
Charles Baudelaire, da “Fusées”, 1851
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Immagine: Franz Xaver Winterhalter, “Ritratto di Madame Barbe de Rimsky-Korsakov”, 1864

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