Affabulazioni

Neve

18.05.2022

“Yuko Akita aveva due passioni.
L’haiku.
E la neve.”

“Fu così che diventò, per amore di una donna, poeta, musicista, calligrafo, ballerino. E pittore. perché la pittura era chiaramente il legame più fedele tra il volto perduto e l’arte assoluta, il mezzo più sicuro per trovare Neve. E dunque in quell’arte il maestro eccelse.”

“Conosce la pittura la musica, poesia la calligrafia, e la danza, ma la sua arte non avrebbe mai visto la luce se non ci fosse stato l’amore per una donna.
– Una donna?- interrogò Yuko.
– Si, una donna. Perché l’amore è l’arte più difficile. E scrivere, danzare, comporre e dipingere sono la stessa cosa che amare.”

“E si amarono l’un l’altro sospesi su un filo di neve”

“La neve possiede cinque caratteristiche principali.
È bianca.
Congela la natura e la protegge.
Si trasforma continuamente.
È sdrucciolevole.
Si muta in acqua.

Quando ne parlò al padre, questi vi trovò solo aspetti negativi, come se la strana passione del figlio per la neve gli rendesse l’inverno ancora più ostile.
«È bianca; pertanto è invisibile e non merita di essere.
Congela la natura e la protegge; la superba, chi si crede d’essere per pretendere di rendere statua il mondo?
Si trasforma continuamente, pertanto è infida.
È sdrucciolevole; chi mai può provare piacere a cadere sulla neve?
Si muta in acqua; lo fa per meglio inondarci durante il disgelo.»

“La poesia non è un mestiere. E’ un passatempo. Le poesie sono acqua che scorre. Come questo fiume”
Yuko tuffò lo sguardo nell’acqua silenziosa e lesta. Poi si voltò verso il padre e disse:
“E’ esattamente quello che voglio fare. Imparare a guardare il tempo che scorre”

Yuko, invece, nella sua compagna vedeva cinque caratteristiche diverse, che appagavano il suo talento artistico.
« È bianca. Dunque è una poesia. Una poesia di grande purezza.
Congela la natura e la protegge. Dunque è una vernice. La più delicata vernice dell’inverno.
Si trasforma continuamente. Dunque è una calligrafia. Ci sono diecimila modi per scrivere la parola neve.
È sdrucciolevole. Dunque è una danza. Sulla neve ogni uomo può credersi funambolo.
Si muta in acqua. Dunque è una musica. In primavera trasforma fiumi e torrenti in sinfonie di note bianche.»

«Per te è dunque tutto questo?» chiese il monaco.
«E ben altro ancora.»
Quella notte il padre di Yuko Akita capì che l’haiku non sarebbe bastato per riempire con la bellezza della neve gli occhi del figlio”.

“Cos’è la poesia?” domandò il monaco.
“E’ un mistero ineffabile” rispose Yuko.
Un mattino, il rumore della brocca dell’acqua che si spacca fa germogliare nella testa una goccia di poesia, risveglia l’animo e gli conferisce la sua bellezza. E’ il momento di dire l’indicibile. E’ il momento di viaggiare senza muoversi. E’ il momento di diventare poeti.
Non abbellire niente, non parlare. Guardare e scrivere. Con poche parole. Diciassette sillabe. Un haiku.
Un mattino, ci si sveglia. E’ il momento di ritirarsi dal mondo, per meglio sbalordirsene.
Un mattino, si prende il tempo per guardarsi vivere.”

“In verità, il poeta, il vero poeta, possiede l’arte del funambolo. SCRIVERE è avanzare parola dopo parola su un filo di bellezza, il filo di una poesia, di un ‘opera, di una storia adagiata su carta di seta. Scrivere è avanzare passo dopo passo, pagina dopo pagina, sul cammino del libro. Il difficile non è elevarsi dal suolo e mantenersi in equilibrio sul filo del linguaggio, aiutato dal bilanciere della penna. Non è neppure andare diritto su una linea continua e talvolta interrotta da vertigini effimere quanto la cascata di una virgola o l’ostacolo di un punto. No, il difficile, per il poeta, è rimanere costantemente su quel filo che è la scrittura, vivere ogni ora della vita all’altezza del proprio sogno, non scendere mai, neppure per un istante, dalla corda dell’immaginazione.

Maxence Fermine, da “Neve”, 1999

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Foto di Arianna Arcangeli

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