“La coppia è una comunità i cui membri hanno perso la loro autonomia senza liberarsi della solitudine.”
Jaime Sabines, “Los Amorosos”
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Amore è un faro sempre fisso (Sonetto 116)
“Non sia mai ch’io ponga impedimenti
all’unione di anime fedeli; Amore non è amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio.
Se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.”
William Shakespeare
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Maurice Denis, “Corteo nuziale”, 1892
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Amanti
“Sono grandi, avventurosi, come fatti di luna nel
mezzo della notte.
Ardono come legno. Distillano un’acqua fresca e
deliziosa, come la linfa dei grandi alberi.
Non sembrano venire dalle rocce terrestri: li
immaginiamo germogliati dalle caverne più selvagge e
profonde. O saliti forse da un fosso oceanico
dove hanno appreso dalle sirene l’arte dell’abbraccio
fino ad avere braccia trasformate in serpenti.
Se non avessero nomi come i nostri, non li
crederemmo umani. Li penseremmo abitanti di
stelle sconosciute, di pianeti di frumento.
Nell’ombra si confondono, a volte, con gli
dei. Scivolano e si spaventano come animali,
assomigliando oltremodo agli dei.
Non osano la parola: usano il gemito e il sussurro. Le
parole più corte della terra e più parole, ciò
nonostante.
Quando torno a casa chiederò alla Morte che non
venga per loro. Sarebbe bello che li lasciasse liberi per
sempre e che uscissero per strada abbracciati, come
profeti di un rito vegetale e poderoso.
Noi gli canteremmo canzoni di allegria e gli
metteremmo collari di foglie fresche. Grandi collari
utili come guanciali quando si trovassero
senza cuscini in qualche luogo amaro della
terra.”
Jorge Debravo, “Amanti”
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Pieter Bruegel il Vecchio, “Danza nuziale”1566
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Mi parlano spesso dell’amore
Alda Merini, “Mi parlano spesso dell’amore”, da “Padre mio”
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Erri De Luca, “Grande Armonia”
Hazrat Inayat Khan
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Poveri ragazzi
“Come costa su questo pianeta
amarci tranquillamente:
tutti guardano le lenzuola,
tutti disturbano il tuo amore.
Si raccontan cose terribili
di un uomo e di una donna
che dopo molta fatica
e molte considerazioni
fanno qualcosa d’insostituibile,
si coricano in un solo letto.
Io mi chiedo se le rane
si vigilano e si sternutano,
se si sussurran nelle pozzanghere
contro le rane illegali
contro il piacere dei batraci.
Io mi chiedo se gli uccelli
hanno uccelli nemici
e se il toro ascolta i buoi
prima di trovarsi con la vacca.
Le strade ormai hanno occhi,
i parchi hanno poliziotti,
sono cauti gli alberghi,
le finestre annotano nomi,
s’imbarcano truppe e cannoni
decisi contro l’amore,
lavorano senza posa
le gole e le orecchie,
e un ragazzo con la sua ragazza
furon obbligati a fiorire
volando su una bicicletta.”
Pablo Neruda, “Poveri ragazzi”
Thich Nhat Hanh, da “Come Amare”
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Raffaello, “Sposalizio della Vergine”,1504 (Dettaglio)
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Stando all’infinito come sta al tempo
“Stando all’infinito come sta al tempo
amore non iniziò più di quanto finirà;
dove nulla è respirare, vagare, nuotare
amore è l’aria, l’oceano e la terra
(gli amanti soffrono? Ogni divinità
che superba discende s’incarna nel mortale:
gli amanti son felici? Loro minima gioia è
un universo nato da un desiderio)
amore è voce sotto ogni silenzio,
la speranza che non ha contrario in paura;
una forza si forte che pura potenza è debole:
la verità che viene prima del sole dopo le stelle
-gli amanti amano? Al cielo allora l’inferno.
Checché ne dicano saggi e stolti, tutto è bene.”
Edward Estlin Cummings, “Stando all’infinito come sta al tempo”
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Lenimento dell’anima
“Ci si ama nudi,
con l’anima aperta,
la sincerità come pelle.
Ci si ama col sorriso,
col pianto,
con le braccia aperte,
con gli occhi bassi,
con le ferite che bruciano,
con l’entusiasmo dei bambini,
con la fatica dell’età,
con il cuore stanco,
con i salti di gioia,
con i momenti no,
con i momenti felici,
con le sconfitte,
con le vittorie,
con tutte le sfumature che la vita ci dà.
Perché la vita
non ha mai un solo colore.
Ma se si continua ad amarsi così,
allora è per sempre.”
Carolina Turroni, “Lenimento dell’anima”
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Due corpi
“Due corpi, uno di fronte all’altro,
sono a volte due onde
e la notte l’oceano.
Due corpi, uno di fronte all’altro,
sono a volte due pietre
e la notte deserto.
Due corpi, uno di fronte all’altro,
sono a volte radici
nella notte allacciate.
Due corpi, uno di fronte all’altro,
sono a volte due lame
e la notte baleno.
Due corpi, uno di fronte all’altro,
son due stelle cadenti
nel firmamento vuoto.”
Octavio Paz, “Due corpi”, dalla rivista “Poesia”, Anno IX, Novembre 1996, N. 100
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Henri Rousseau il Doganiere, “La festa di matrimonio”, 1905
“E poi fate l’amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo
i baci lenti sulla bocca,
sul collo,
sulla pancia,
sulla schiena,
i morsi sulle labbra,
le mani intrecciate,
e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti
da diventare una cosa sola,
corpi incastrati e anime in collisione,
carezze sui graffi,
vestiti tolti insieme alle paure,
baci sulle debolezze,
sui segni di una vita
che fino a quel momento
era stata un po’ sbiadita.
Intendo dita sui corpi,
creare costellazioni,
inalare profumi,
cuori che battono insieme,
respiri che viaggiano
allo stesso ritmo.
E poi sorrisi,
sinceri dopo un po’
che non lo erano più.
Ecco,
fate l’amore e non vergognatevi,
perché l’amore è arte,
e voi i capolavori.”
Azzurra D’Aniello, “E poi fate l’amore” (erroneamente attribuita a Alda Merini)
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Canzone
Elio Pecora, “Canzone”
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Edmund Blair Leighton, “Il registro di matrimonio”, 1920
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L’amore è diverso
La verità, vi prego, sull’amore
“Dicono alcuni che amore è un bambino
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo
e alcuni che è un’assurdità
e quando ho domandato al mio vicino,
che aveva tutta l’aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che
non era il caso, no.
Assomiglia a una coppia di pigiami
o al salame dove non c’è da bere?
Per l’odore può ricordare i lama
o avrà un profumo consolante?
È pungente a toccarlo, come un prugno
o è lieve come morbido piumino?
È tagliente o ben lischio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull’amore.
I manuali di storia ce ne parlano
in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi
e l’ho visto persino scribacchiato
sul retro degli orari ferroviari.
Ha il latrato di un alsaziano a dieta
o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
su una sega o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle este è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po’ di pace?
La verità grave, vi prego, sull’amore.
Sono andato a guardare nel bersò
lì non c’era mai stato;
ho esportato il Tamigi a Maidenhead,
e poi l’aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo,
o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio
e non era nemmeno sotto il letto.
Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull’altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse
o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
È un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull’amore.
Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta
o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull’amore.”
Wystan Hugh Auden, “La verità, vi prego, sull’amore”
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Kazimir Malevic, “Il matrimonio”, 1907
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Sole senz’ombra su virili corpi
“Sole senz’ombra su virili corpi
abbandonati. Tace ogni virtù.
Lenta l’anima affonda – con il mare –
entro un lucente sonno. D’improvviso
balzano – giovani isolotti – i sensi.
Ma il peccato non esiste più.”
Sandro Penna
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Vacanze
“Già declina l’estate e il plenilunio
porta vigore nuovo. Ed io son solo.
Dalla casa di Baldo, contadino
amico, viene un suono di organetto.
Poi si levan due voci in alta gara.
L’una è virile e l’altra, ancor più bella,
è forse Baldo il giovinetto amico.
Già mi parla l’autunno. Al davanzale
buio, tacendo, ascolto i miei pensieri
piegarsi sotto il vento occidentale
che scroscia sulle foglie dei miei neri
alberi solo vivi nella notte.
Poi mi chiudo nel letto. E mi saluta
il canto di un ragazzo che la notte,
immite, alleva: la vita non muta.
Piove sulla città. Piove sul campo
ove incontrai, nel sole, il lieto amico.
Ei, nell’età gentile, ha il cuore vago.
E a me certo non pensa. Ma innocenti
peccati in me la pioggia riaccende.
«Alla pregiata vostra…» e il ticchettìo
delle macchine sotto curve spalle.
Alla finestra ronza col silenzio,
tutto di sole, il cerchio di un fanciullo.
Esco dal mio lavoro tutto pieno
di aride parole. Ma al cancello
hanno posto gli dèi per la mia gioia
un fanciullo che giuoca con la noia.
Se sono vuoti gli alberi e il gennaio
comincia appena, a un puro sole brilla
sulla ghiaia del parco ora deserto
lo sputo del fanciullo ch’è passato
forse correndo mosso dall’aprile
lontano…
Ritornava il borghese alla sua casa
pel mezzogiorno. In riva al fiume amico
un ragazzo operaio sue guerriere
voglie sfogava nel lanciare all’acque
sassi veloci. Ora al borghese piacque
nel sole il giuoco. E a lui disse parole
di cauta simpatia. Ma s’accigliò
l’operaio non uso a confidenze.
Insistere dovette con suoi modi
amorosi il borghese a fare il chiaro.
Quando in fine apparì dietro l’altera
espressione una luce limpidissima –
ma quanto limpida.
Tornò il borghese
alla sua casa con la nuova luce.
Sandro Penna, “Vacanze”
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Jack Vetteriano, “The Partys Over”
Mario Benedetti, “Intimità”
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Joseph Lorusso, “Gli amanti e Lautrec”
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“Fluisce fra te e me sul belvedere
un chiarore subacqueo che deforma
col profilo dei colli anche il tuo viso.
Sta in un fondo sfuggevole, reciso
da te ogni gesto tuo; entra senz’orma,
e sparisce, nel mezzo che ricolma
ogni solco e si chiude sul tuo passo:
con me tu qui, dentro quest’aria scesa
a sigillare
il torpore dei massi.
Ed io riverso
nel potere che grava attorno, cedo
al sortilegio di non riconoscere
di me più nulla fuor di me; s’io levo
appena il braccio, mi si fa diverso
l’atto, si spezza su un cristallo, ignota
e impallidita sua memoria, e il gesto
già più non m’appartiene;
se parlo, ascolto quella voce attonito,
scendere alla sua gamma più remota
o spenta all’aria che non la sostiene
Tale nel punto che resiste all’ultima
consunzione del giorno
dura lo smarrimento; poi un soffio
risolleva le valli in un frenetico
moto e deriva dalle fronde un tinnulo
suono che si disperde
tra rapide fumate e i primi lumi
disegnano gli scali.
… le parole
tra noi leggere cadono. Ti guardo
in un molle riverbero. Non so
se ti conosco; so che mai diviso
fui da te come accade in questo tardo
ritorno. Pochi istanti hanno bruciato
tutto di noi: fuorché due volti, due
maschere che s’incidono, sforzate,
di un sorriso.”
Eugenio Montale, “Due nel crepuscolo”, da “La bufera e altro”
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