“Siamo in un mondo tanto singolare, che il vivere non è [che] sognare, e l’esperienza m’insegna che l’uomo vivendo sogna ciò che è fino al risveglio. Sogna il re che è re, e vive con quest’inganno comandando, disponendo e governando; e quell’applauso prestato che riceve, scrive nel vento e in cenere lo converte la morte (grande sventura!). Che ci sia chi pensi a governare, sapendo che deve svegliarsi nel sogno della morte? Sogna il ricco quella sua ricchezza che più cura gli dà; sogna il povero che patisce la sua miseria e la sua povertà; sogna colui che comincia a crescere ; sogna colui che si affanna e pretende; sogna colui che aggravia ed offende; e nel mondo, in conclusione, sognano tutti ciò che sono, quantunque nessuno lo intenda. Io sogno che son qui carico di questi ferri, e sognai che mi vidi in altro stato assai lusinghiero. Cos’è la vita? una frenesia; cos’è la vita? una illusione, un’ombra, una [finzione], ed il più gran bene è piccolo ; per cui tutta la vita è un sogno, e sogni sono le opere dell’uomo. (…)
E poiché so che tutta questa vita è un sogno, fuggite, ombre vane, che oggi fingete a’ miei sensi estinti d’aver corpo e voce, mentre la verità è che non avete né voce né corpo. Non voglio finte maestadi, pompe fantastiche non voglio, né illusioni, che al più leggiero soffio dell’aura deggiono sfarsi, come il fiorito mandorlo allorquando è per maturare i suoi fiori, senza avviso né consiglio, al primo soffio svaniscono, appassendo ed offuscando i suoi rosati bottoni, bellezza, luce ed ornamento suo. Già vi conosco, e so che usate lo stesso con chiunque si addormenta. Per me non vi sono più finzioni, ma disinganni, imperocché so che la vita è un sogno.”
Calderòn de la Barca, da “La vita è sogno”, 1635
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Nell’immagine: Foto di Marcello Norberth – Piccolo teatro di Milano