Fosforescenze

Passeggiando in bicicletta…

13.06.2022

“Viaggi in sella a una bicicletta. Andare, andare sempre, non importa dove. Camminare a me non va, in bicicletta vo’ meglio. È un mezzo meno faticoso.
Fino a poco tempo fa pedalavo spesso, ricavandone equilibrio, voglia di fare e volontà.”

Margherita Hack

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“È andando in bicicletta che impari meglio i contorni di un paese, perché devi sudare sulle colline e andare giù a ruota libera nelle discese. In questo modo te le ricordi come sono veramente, mentre in automobile ti restano impresse solo le colline più alte, e non hai un ricordo tanto accurato del paese che hai attraversato in macchina come ce l’hai passandoci in bicicletta.”

Ernest Hemingway

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“Diventai modesto ma appassionato ciclista per amor paterno. (…)
Così, salito in bicicletta per istinto di dovere e per impulso d’affetto [verso il figlio], ora me ne sono innamorato con passione. Non c’è arte al mondo che possa esprimere il piacere, direi quasi la voluttà, della vita libera, piena, goduta all’aperto, nelle promesse dell’alba, nel trionfo dei meriggi, nella pace dei tramonti, correndo allegri, faticando concordi, sani, contenti. (…)
Mettetevelo in mente voi che vi guardate la lingua, vi tastate il polso, seccate il medico e ingrassate il farmacista. Andate in bicicletta coi figli e dopo un mese digerirete le cipolle crude. Ve lo dico io.”

Olindo Guerrini (alias Lorenzo Stecchetti), da “In bicicletta”, 2017

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Ernest Zacharevic, “Bambini in bicicletta”, 2012

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“Una gioia pura, ingenua, quasi infantile, se non fosse troppo scoperta l’educazione del letterato, pervade il professor Alfredo Panzini, quando nel 1907 lascia Milano, la scuola, le lezioni private, gli esami, e dopo cinque giorni di bicicletta raggiunge la casa di Bellaria, sul mare: “L’11 di luglio, alle ore 2 del pomeriggio, io varcavo finalmente, dall’alto della mia vecchia bicicletta, il vecchio dazio milanese di Porta Romana”.
La grande Via Emilia si stende sotto i suoi occhi e gli offre l’occasione di incontri con altri ciclisti e con gli ospiti dei piccoli alberghi durante le tappe. Ma Panzini è un professore che non riesce a spogliarsi delle reminiscenze letterarie, dell’esercizio d’associare i luoghi a nomi ed eventi del passato.”

Alfredo Panzini, da “La lanterna di Diogene”, 1920

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“La bicicletta è la trascrizione della energia in equilibrio, l’esaltazione dello slancio, l’immagine visibile del vento. Tendenzialmente vola; rade ma non tocca la terra.”

Cesare Angelini, da “La bicicletta, rondine d’argento”, in Acquerelli, 1950

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“Passeggiando in bicicletta accanto a te, / pedalare senza fretta la domenica mattina, / fra i capelli una goccia di brina / ma che faccia rossa da bambina, / fai un fumetto respirando, / mentre mi sto innamorando.”
Riccardo Cocciante, “In bicicletta”, 1982
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Federico Zandomeneghi, “Incontro in bicicletta”, 1896,
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“La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti.”
Albert Einstein, dalla Lettera al figlio Eduard, 1930
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“La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai.”
Linus, in Charles M. Schulz, “Peanuts”, 1950/2000
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“Unica tra tutte le macchine, la bicicletta si accoppia e si riproduce. Le biciclette piccole sono figlie delle biciclette grandi, e due bici grandi e una piccola non sono tre biciclette, sono una famiglia.”
Mauro Parrini, da “A mani alzate”, 2009
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“Il nostro orgoglio più vittorioso sarebbe di poter rapidamente trasportarci di paese in paese, liberi e leggieri, superando solamente colle nostre forze ogni distanza e ogni ostacolo. Partire alla ventura, attendere dal capriccio l’ispirazione, essere più rapidi di un cavallo senza sentirci mai stanchi, arrestarci dappertutto, su qualunque strada, e giunti non serbare alcuna preoccupazione del viaggio compito e del come ricominciarlo, ecco il sogno.
La bicicletta è così.”

Alfredo Oriani, da “Scritti di viaggio e di paesaggio”

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Fortunato Depero, “Ciclisti“, 1922

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“Una gioia pura, ingenua, quasi infantile, se non fosse troppo scoperta l’educazione del letterato, pervade il professor Alfredo Panzini, quando nel 1907 lascia Milano, la scuola, le lezioni private, gli esami, e dopo cinque giorni di bicicletta raggiunge la casa di Bellaria, sul mare: “L’11 di luglio, alle ore 2 del pomeriggio, io varcavo finalmente, dall’alto della mia vecchia bicicletta, il vecchio dazio milanese di Porta Romana”.
La grande Via Emilia si stende sotto i suoi occhi e gli offre l’occasione di incontri con altri ciclisti e con gli ospiti dei piccoli alberghi durante le tappe. Ma Panzini è un professore che non riesce a spogliarsi delle reminiscenze letterarie, dell’esercizio d’associare i luoghi a nomi ed eventi del passato.”

Alfredo Panzini, da “La lanterna di Diogene”

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Fernand Léger, “Gli svaghi su fondo rosso”, 1949

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Foto di Andrea Coltrioli

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