Pensieri

L’uomo non è solo

22.07.2022

“Essere uomini è una cosa sempre nuova, non una mera ripetizione o un prolungamento del passato, ma un’anticipazione di cose a venire. Essere uomini è una sorpresa, non una conclusione scontata. La persona umana ha la capacità di creare eventi. Ogni individuo è una scoperta, un esemplare unico. L’essere umano non ha soltanto un corpo, ma anche un volto. E un volto non può essere trapiantato o scambiato. Un volto è un messaggio spesso all’insaputa della stessa persona. Non è forse il volto umano un insieme vivente di mistero e significato? Tutti lo vediamo e nessuno riesce a descriverlo. Non è forse un miracolo che tra infiniti volti non ve ne siano due uguali? E che nessun volto rimanga perfettamente uguale per più di un istante? Chi può guardare un volto come se fosse una cosa ovvia?”

 

“Essere uomini significa essere sensibili al sacro. Le cose considerate sacre possono variare da luogo a luogo, ma la sensibilità di fronte al sacro è universale. L’accettazione del sacro è un paradosso esistenziale: è dire  a un no; è l’antitesi della volontà di potenza. Un’affermazione che può contraddire gli interessi e frustrare gli impulsi più profondi.”

 

“L’uomo è debole e incongruo, con tutte le sue brame, con le sue deboli luci nella foschia. Il suo desiderio di essere buono potrà guarire le ferite della sua anima, la sua ansia, la sua frustrazione? È troppo evidente che la sua volontà è la porta di una casa intimamente lacerata, che le sue buone intenzioni approderanno al fango della vanità, come l’orizzonte della sua vita un giorno approderà alla sua tomba. La disperazione, il senso di inutilità del vivere, sono sentimenti la cui esistenza nessun psicologo vorrà mettere in dubbio. Ma altrettanto presente e reale è il terrore della disperazione, dell’inutilità. La vita umana e la disperazione appaiono incompatibili. L’uomo è un essere che cerca l’essere significativo, il significato ultimo dell’esistenza.”

 

“Alla consapevolezza del significato trascendente si giunge attraverso il senso dell’ineffabile. La prova della sua evidenza sta nell’imperativo del timore reverenziale, una reazione universale che avvertiamo non perché lo vogliamo, ma perché rimaniamo storditi e non riusciamo ad affrontare l’urto con il sublime. È un significato avvolto nel mistero.”

 

“L’ancora del significato è posata in un abisso così profondo che neppure la disperazione riesce a giungervi. Eppure, l’abisso non è infinito: il suo fondo può improvvisamente essere scoperto nei confini di un cuore umano o tra le macerie di potenti dubbi. Questa deve essere la vocazione dell’uomo: dire amen all’essere e all’Autore dell’essere; vivere nel rifiuto dell’assurdo, malgrado ogni inutilità, ogni sconfitta; pervenire alla fede di Dio anche malgrado Dio.”

 

“Il mondo mi si presenta in due modi: come una cosa che posseggo e come un mistero che mi sta di fronte. Ciò che posseggo è un’inezia, mentre ciò che mi sta di fronte è sublime. Mi curo di non dissipare ciò che posseggo, ma devo imparare a non perdere ciò che mi sta di fronte. Noi manipoliamo ciò che è disponibile, ma dobbiamo imparare a sostare in uno stato di riverenza dinanzi al suo mistero. Noi oggettiviamo l’Essere, ma siamo anche presenti all’Essere in uno stato di meraviglia e di assoluto stupore. Tutto quel che realmente possediamo è il senso di timore reverenziale e di assoluto stupore di fronte a un mistero che fa vacillare la nostra capacità di percepirlo.”

 

“La vita umana è estremamente banale, comune. La relazione dell’agire, gli stereotipi del parlare ci privano della dignità del vivere. La nostra capacità di conferire una forma al nostro essere dipende dalla nostra capacità di comprendere la singolarità del vivere umano. Non esiste alcuna garanzia di realizzare un’esistenza significativa. È errato credere che l’essere significativo si possa acquisire inavvertitamente, è uno sbaglio lasciar consumare le ore nella speranza di giungere alle mete della vita. La vita è una battaglia per il significato, che si può perdere o vincere, totalmente o in parte. La posta in gioco può esser persa totalmente.”

 

“L’uomo viene sfidato senza scampo, profondamente, a tutti i livelli della sua esistenza. È proprio nell’essere sfidato che si scopre essere umano. Esisto come essere umano? La mia risposta è: Sono comandato: perciò sono. Vi è un innato senso di debito nella coscienza dell’uomo, la certezza di dovere gratitudine, di essere sollecitati a contraccambiare, a rispondere, a vivere in un modo che sia compatibile con la grandezza e con il mistero del vivere.”

 

Abraham Joshua Heschel (rabbino e filosofo polacco), da “L’uomo non è solo. Una filosofia della religione”, 1951

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