Riflessioni

Andrea e Luciano

05.08.2022

Letteratura e filosofia, sempre a braccetto come vecchie amiche inseparabili: una sottile, longilinea, acuta, sempre pronta a fiutare il mutar dei venti. L’altra lenta, pesante, brontolona, lamentosa,  perennemente insoddisfatta.
Vanno d’accordo? Non sempre, a dire la verità, anche perché, essendo entrambe presuntuosette, non di rado si contendono il primato di chi, delle due, sia arrivata prima a capire le cose. Certo la letteratura è più intuitiva e di solito ci azzecca, ma poi, diciamoci la verità, spesso deve ricorrere a quella rompiscatole della filosofia per vederci chiaro.
A volte però accade (non frequentemente, per la verità) che si intreccino, che si mescolino, come in una di quelle ricette nate per caso, magari perfino per sbaglio e poi  diventate prelibatezze da chef stellati.
Andrea e Luciano lo sapevano tutto questo, l’avevano scoperto che anche il racconto e la fantasia aiutano a riflettere e sapevano che perfino la filosofia può essere disposta ad abbandonare il suo linguaggio paludato, per narrare storie, diventando arte.
Entrambi avevano scoperto il segreto per  arrivare alla mente e al cuore delle persone.
Entrambi erano tornati a scegliere la piazza, proprio come Socrate e come i primi filosofi, perché, sapete, la filosofia non ha il sangue blu, ma è figlia del popolo.
E loro, Andrea e Luciano, erano tornati al popolo, parlando e raccontando, ironici e provocatori, perché entrambi avevano capito che il dubbio, il punto interrogativo, la curiosità, il socratico “sapere di non sapere“, aprono alla riflessione, alla ricerca, al dialogo, all’incontro, all’accoglienza dell’altro, anche se diverso da noi.
Il Dubbio, diceva Luciano De Crescenzo, è una divinità discreta, è un amico che bussa con gentilezza alla vostra porta. Il Dubbio respinge con calma le sue idee ed è pronto a  cambiarle radicalmente appena qualcuno gli dimostrerà che sono sbagliate“.
Entrambi ci hanno insegnato che, come diceva Andrea Camilleri, “la cultura è sempre ragionata inclusione, mai partigiana esclusione“.
Grazie, senza di voi ci sentiremo più malinconici e soprattutto più poveri.

Giuseppina Vaiani

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Foto: “Il Giornale”

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