Riflessioni

La vergogna, a volte, è una cosa seria

23.08.2022

Scrive Umberto Galimberti: “La vergogna è un sentimento fondamentale. Vergogna viene da vere orgognam: temo l’esposizione. Oggi l’esposizione non la si teme più. E allora cosa succede: se io mi comporto in una modalità trasgressiva, bè che male c’è. Vado incontro ai desideri nascosti di ciascuno di noi e li espongo, quanto son bravo.” (Antonio Giangrande, da “Mediopoli. Seconda Parte: informazione bugiarda e reticente”).

Temo, però, che ci sia perfino di peggio: l’esposizione è diventata un mestiere, come dimostrano i cosiddetti “opinionisti”,  pagati profumatamente per esprimere pareri che non si sa per quale motivo dovrebbero essere superiori a quelli altrui, visto che il più delle volte non sono suffragati da alcuna competenza, per cui, come direbbe Nietzsche, “danzano sui piedi del caso“. L’esposizione è la ragion d’essere dei social, che non riscuoterebbero tanto  successo se non solleticassero quella più o meno sottile tentazione di metterci in mostra che sonnecchia in ognuno di noi.Ma il peggio del peggio è che l’esposizione diventa il costume, o meglio, Il malcostume plateale e becero della politica e della cultura…o, sarebbe meglio dire, di chi si presenta come esponente dell’una o dell’altra. Ed ecco quindi ameni personaggi come Grillo e Sgarbi (certo non gli unici, ma sicuramente di un’imbarazzante emblematicità) impegnati a sputare veleno, insulti e parolacce su chiunque non la pensi come loro. Vero, come dice il prof. Galimberti, che “a questo punto non sono più visibili con chiarezza i codici del bene e del male” (ibid.), ma, mi permetterei di aggiungere, neppure quelli del rispetto, dell’educazione e  del buon gusto.

Cosa resta? Il ridicolo…e forse – chIssà – sarà proprio una risata che li seppellirà, visto che la politica non appare in grado di farlo. E del resto ormai la politica, quella seria, onesta e rigorosa,  sembra caduta nel dimenticatoio. D’altronde perché sorprendersi? Non abbiamo forse appena commemorato Giulio Andreotti, in odore di collusione con la mafia? E se è vero che il peggio non è mai morto, vuoi vedere che arriveremo perfino a rimpiangere il “divo Giulio“, che almeno di politica (sia pur non proprio specchiata) qualcosuccia  ci capiva?

Diceva Dario Fo: “La merda ci arriva fin qui” e si indicava il mento, dopodiché proseguiva: “Per questo camminiamo a testa alta.” Insomma, la vergogna sarà la nostra prossima insegnante di ginnastica posturale…

 

Maddalena Vaiani

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