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Poesie per un ponte

23.08.2022

Questa pagina vuol essere a memoria della tragedia del 14 agosto 2018, quando, a Genova, il Ponte Morandi crollò, con un bilancio spaventoso di morti, feriti e sfollati. Ma le poesie raccolte qui vogliono anche essere  un augurio per il nuovo ponte, inaugurato il 4 agosto 2020 e per tutti i ponti del mondo, ricordando che  “I ponti uniscono separazioni, come una stretta di mano unisce due persone. I ponti cuciono strappi, annullano vuoti, avvicinano lontananze.” (Mauro Corona)

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Il ladro di erre

 

“C’è, c’è chi dà la colpa
alle piene di primavera,
al peso di un grassone
che viaggiava in autocorriera:
io non mi meraviglio
che il ponte sia crollato,
perché l’avevano fatto
di cemento «amato».
Invece doveva essere
«armato», s’intende,
ma la erre c’è sempre
qualcuno che se la prende.
Il cemento senza erre
(oppure con l’erre moscia)
fa il pilone deboluccio
e l’arcata troppo floscia.
In conclusione, il ponte
è colato a picco,
e il ladro di «erre»
è diventato ricco:
passeggia per la città,
va al mare d’estate,
e in tasca gli tintinnano
le «erre» rubate.”

Gianni Rodari, “Il ladro di erre”, da “Il libro degli errori”, 1974

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Il ponte

 

“Tra adesso e adesso,
tra io sono e tu sei,
la parola ponte.

Entri in te stessa
quando entri in lei:
il mondo si chiude
come un anello.

Da una sponda all’altra
sempre si stende un corpo,
un arcobaleno.

Sotto i suoi archi dormirò”

 

Octavio Paz, “Il ponte”, da “Salamandra”, 1962

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Passando sopra un ponte

 

“Passando sopra un ponte
alto sull’imbrunire
guardando l’orizzonte
ti pare di svanire.

Ma la campagna resta
piena di cose vere
e tante azzurre sfere
non valgono una festa.”

Sandro Penna, “Passando sopra un ponte”

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Il ponte

 

“La glauca luna lista l’orizzonte
E scopre i campi nella notte occulti
E il fiume errante.

In suono di singulti
L’onda si rompe al solitario ponte.
Dove il mar, che lo chiama? E dove il fonte,
ch’esita mormorando tra i virgulti?
Il fiume va con lucidi sussulti
Al mare ignoto dall’ignoto monte.
Spunta la luna: a lei sorgono intenti
Gli alti cipressi dalla spiaggia triste,
movendo insieme come un pio sussurro.
Sostano, biancheggiando, le fluenti
Nubi, a lei volte, che saline non viste
Le infinite scalée del tempio azzurro.”

 

Giovanni Pascoli, “Il ponte”, da “Myricae”, 1891

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Il Ponte Mirabeau

 

“Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
E i nostri amor
Che io me ne sovvenga
La gioia mai mancò dopo il dolor

Venga la notte rintocchi l’ora
I giorni se ne vanno io non ancora

Le mani nelle mani restando faccia a faccia
Lasciam che giù
Sotto l’arcata delle nostre braccia
D’eterni sguardi  passi l’onda lassa

Venga la notte rintocchi l’ora
I giorni se ne vanno io non ancora

L’amore se ne va come va la corrente
L’amore va
Come la vita è lenta
E come la Speranza è violenta

Venga la notte rintocchi l’ora
I giorni se ne vanno io non ancora

Giornate e settimane il tempo corre
Né più il passato
Né più l’amore torna
Sotto il ponte Mirabeau la Senna scorre

Venga la notte rintocchi l’ora
I giorni se ne vanno io non ancora”

 

Guillaume Apollinaire, “Il Ponte Mirabeau” (Traduzione di Giorgio Caproni), da “Il musicante di Saint-Merry e altri versi tradotti”, 1981

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Il ponte

 

Tu in un senso
Io nell’altro.
Su opposti marciapiedi
Attraversiamo il ponte.

Scuola, dici.
Faccio spallucce.
Fai spallucce.

Pochi metri di pietra ci separano.
Muro, non ponte.
Tu non li varchi.
Io non traghetto.

Tra noi
Sul ponte
Nessuno getta il ponte.”

 

Renato Oliva, “Il ponte”, da “Quaderni di poesia”, in “Il Malamore”, 2015

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