Riflessioni

Assenze

24.08.2022

La finestra di fronte smuove l’aria, con le sue tende, e mi saluta. Il vento mi accarezza le guance, afferra il mio sguardo e lo trascina su una panchina del viale alberato. Platani urbani, tronchi grigio chiaro, squamati dal tempo, dallo smog, dalle chiacchiere dei passanti e dalle pisciate dei cani. Certi uomini gesticolano, in modo solenne, e so già che staranno dicendo: “Si candida il figlio di Nino, hai visto?
Sì, pure Ciruzzo il medico! Dice che ci vuole un po’ di gioventù, che qua son tutti vecchi.
I vecchi, i vecchi! Ma che ne sanno questi giovani scimuniti, che poi da chi vanno se tengono un problema? I vecchi!
E vedo le ombre dei loro corpi, nell’ora del tramonto, allungarsi sull’asfalto e danzare, mentre si spiegano fatti di questo e di quello, i fatti di oggi che, inevitabilmente, si allacciano a quelli di ieri e a quelli di ieri l’altro, come un laccio di scarpa coperta di polvere.

Non sono scesa oggi. Ho spento il telefono, ho spento la luce e sono corsa ad aprire la finestra. Mi sono seduta lì vicino, poggiando le braccia sul bordo del davanzale. Mi sporgo sognante verso un fuori che oggi voglio vivere solo da qui, dallo spiraglio della mia stanza.
Credo di conoscerli bene i miei sogni. Ci frequentiamo da anni, forse da quando mi venne il malessere. Corsero una sera per venirmi incontro, piantandosi dritti dritti nello stomaco, luogo di nascita  delle mie emozioni. È lì che vogliono stare. Quando non so soddisfarli o realizzarli, li sfamo di dolci. La crema e la panna ci saziano solo a metà, perché dopo un po’ torna il vuoto, torna la fame… torna l’antico malessere, che mai se ne va.
Sono le assenza della mia vita, che si accumulano come vestiti sgualciti sulla sedia.

Foto e testo di Sonia Simbolo – Modella Rossana Perri

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