Affabulazioni

Le illusioni di un fiore

11.11.2022
Un fiore – poteva essere Rosa, Peonia, Margherita, Anemone, Orchidea, una Liliacea – andava per una strada, asfaltata, ma non resa dal passaggio delle automobili inaccessibile al transitare di un fiore, e vide un uomo che spenzolava dal muretto di una villa, con un paio di baffi grigi, robusto, non troppo lungo, e giallo.
Gli piacque, volle odorarlo.
L’alito dell’uomo era immoralmente fetido.
– Che profumo squisito! Così il fiore.
Strappò con cautela l’uomo e se lo portò a casa.
Tra i molti vasi che aveva ne scelse uno splendido in cristallo di Manciuria.
Sapete, una cosa unica: la Manciuria produce un vaso ogni due o trecento anni e al mondo ce ne sono pochissimi esemplari.
Lo riempì d’acqua fresca e vi collocò l’uomo coi baffi, del tipo europaeus majalis (era infatti maggio).
– L’acqua è fredda, – disse l’uomo, – la voglio calda.
Il fiore cambiò la fredda in calda.
– Da fumare, – disse l’uomo.
Il fiore andò dal tabaccaio a comprargli un sigaro.
Il tabaccaio rideva: – Un fiore che fuma? – Non è per me, è per l’uomo che ho nel vaso! – Hai colto un uomo? – – Sì.
– Sai che è proibito coglierli.
– Lo so, ma era così bello: un europaeus majalis tutto giallo.
– Durano poco.
L’uomo nel vaso fumava e tossiva.
Non mandava buon odore, ma il fiore ne era incantato.
Di sera, prima di chiudere la corolla, si poneva vicino all’uomo e ne aspirava le esalazioni mortali.
Il colore giallo dell’europaeus majalis cominciò a farsi scuro, e all’uomo cadde un orecchio, insieme a molti capelli.
Un occhio rotolò sulla corolla del fiore addormentato, quasi soffocandolo.
Ma i fiori resistono molto di più dell’uomo alle forze della morte, si riprese subito, gettando l’occhio nella pattumiera.
– Dammi un po’ di salame, – disse l’uomo, ormai senza occhi.
Il fiore andò dal pizzicagnolo: – Presto, del salame, è per un uomo che sta morendo! Il salame, in punto di morte, può far miracoli.
L’uomo mangiò il salame e gli rispuntò un orecchio: rosa, senza peli.
Il fiore tornò a sperare.
Ma proprio mentre gli rispuntava l’orecchio, all’uomo caddero i baffi.
– Dammi del vino buono, – disse l’uomo.
Il fiore corse dal vinaio e prese del Vermentino.
L’uomo ne trincò due bottiglie e riprese colore.
Ma un’ora dopo la testa gli ciondolava.
L’acqua nel vaso era diventata melmosa.
“Devo buttarlo via”, pensò il fiore, rattristato a morte.
Prese con delicatezza l’uomo, lo lavò e a notte piena andò a gettarlo nell’acqua del fiume, dove di solito si buttano gli uomini quando cominciano a marcire.
– Anch’io me ne andrò, tra poco, disse il fiore a un piccione sul parapetto, che aveva visto tutto.
Eh sì, l’uomo aveva contagiato col suo alito il povero fiore che l’aveva colto, e ora il fiore ne moriva.
Ma contento di aver amato un europaeus majalis.
Sono strani i fiori.
Strano e stregato il mondo.
Strani gli amori degli uomini e dei fiori.
Guido Ceronetti, da “Deliri Disarmati”, 1993

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