Affabulazioni

La panchina rossa

26.11.2022
“In un piccolo paese, le donne avevano dipinto una panchina rossa contro la violenza di genere. Ma era davanti alla stazione, ci si sedevano a spacciare e a tramare per sovvertire la sicurezza collettiva, così l’hanno tolta (hanno provato a togliere i sovversivi, ma era più complicato).
Dopo averla tolta l’hanno anche persa (le panchine rosse sono fatte così, non puoi perderle di vista un attimo), così hanno chiamato di nuovo le donne e ne hanno dipinta un’altra, questa volta davanti al Comune, sotto il contatore dei femminicidi dell’anno e questa volta con una bella targa, perché fosse chiaro che non era solo un tocco di colore, insomma. Prima sono arrivati i Benpensanti e hanno detto che l’arredamento urbano non era mica fatto per dipingerlo a cazzo come ti girava, e chi si credono di essere le donne.
Poi sono arrivati i Finti Solidali, a dire sì fantastico avete proprio ragione, ma ci sono problemi più importanti della violenza sulle donne tipo i cestini della spazzatura che sono sempre pieni.
Poi sono arrivati gli Illuminati, a dire va be’,
ma con una panchina mica risolvete niente.
E infine sono arrivati gli Annoiati, che hanno strappato via la targa.
E la panchina è rimasta lì, senza targa e senza che a nessuno fregasse niente, sotto il contatore con i numeri delle donne ammazzate dai mariti. Ed è diventata, suo malgrado, un ritratto perfetto.
Perché il problema non è dimostrare di avere ragione, c’è il contatore delle vittime a dirlo chiaro e tondo, ci sono i numeri, ci sono le statistiche, ci sono i libri. Il problema non è neanche convincere gli altri di avere ragione, il problema è il rispetto.
Non ti rispettano abbastanza come donna e
non rispettano le tue lotte, perché danno fastidio, perché sul podio delle battaglie serie non ci arriveranno mai, non importa quante vite ci siano andate di mezzo.
Se quella targa fosse stata contro il razzismo, contro l’antisemitismo, contro la pedofilia, perfino contro lo sterminio dei macachi, gli Annoiati l’avrebbero strappata lo stesso, gli Illuminati avrebbero detto lo stesso che non si risolveva niente con una panchina e i Finti Solidali avrebbero detto lo stesso che venivano prima i cestini, ma qualcuno forse passando lì davanti avrebbe sentito qualcosa che gli si stringeva dentro, al pensiero dell’ingiustizia, della discriminazione di un’intera categoria, delle vite rovinate da un pregiudizio e dagli interessi altrui.
Qualcuno avrebbe abbassato la testa almeno per un microsecondo, magari si sarebbe perfino sentito un po’ in colpa, perché non aveva mai fatto niente per evitarlo.
Invece è la targa della panchina rossa contro la violenza delle donne.
L’equivalente istituzionale di un’unghia spezzata.
Così imparano a uscire di casa e a rendersi ridicole.
E i numeri sul contatore continuano ad aumentare, chissà come mai.”
Rosapercaso

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