Pensieri

I romanzi sono seconde vite

31.12.2022
“I romanzi sono seconde vite. Al pari dei sogni di cui parla il poeta francese Gérard de Nerval, rivelano i colori e la complessità della nostra e sono pieni di gente, facce oggetti che ci sembra di riconoscere. In tali occasioni ci sembra che quel mondo fittizio e godibile sia molto più reale di quello che viviamo […] desideriamo che il romanzo non finisca e speriamo che quella seconda vita continui a evocare in noi un solido senso di realtà e autenticità. Malgrado ciò che sappiamo della fiction, se un’opera di narrativa non alimenta l’illusione che si tratti di vita reale, proviamo disagio e irritazione.
L’arte del romanzo – perciò – si affida alla nostra capacità di credere simultaneamente a stati contraddittori […]. Il lettore ha l’impressione di trovarsi non tra le parole di un romanzo, bensì in piedi davanti a un quadro. Qui, la cura dello scrittore per il dettaglio visivo, e l’abilità del lettore nel visualizzare le parole trasformandole in un vasto paesaggio, sono decisive. Leggiamo anche romanzi che non si svolgono nel paesaggio, su campi di battaglia o nella natura, e sono inventati in una stanza, in atmosfere interiori soffocanti – “La metamorfosi” di Kafka è un buon esempio. Leggiamo queste storie come se stessimo osservando un paesaggio e, trasformandolo con l’occhio della mente in un quadro, ci abituiamo all’atmosfera della scena, ce ne lasciamo influenzare, anzi la esploriamo.
Il vero piacere di leggere un romanzo inizia con la capacità di vedere il mondo non dall’esterno ma con gli occhi dei personaggi che in quel mondo vivono. Leggendo un romanzo, oscilliamo tra ampia visione a attimi fuggevoli, fra pensieri generali e fatti specifici, a una velocità che nessun altro genere letterario è in grado di offrire. Mentre fissiamo un dipinto di paesaggio da lontano, ci troviamo all’improvviso tra i pensieri dell’individuo nel paesaggio e nelle sue sfumature d’umore. Ciò somiglia al modo in cui, nei dipinti di paesaggio cinesi, contempliamo una piccola figura umana sullo sfondo di fiumi, dirupi e alberi con miriadi di foglie: ci concentriamo su quella figura, poi cerchiamo di immaginare il paesaggio circostante attraverso i suoi occhi.”
Orhan Pamuk, da “Romanzieri ingenui e sentimentali”, 2010
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Nell’immagine: Shoda Koho, “Shrine Gate at Miyajima”, 1930

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