Fosforescenze

La filosofia del the

16.01.2023

“L’uomo beve il Tè perché lo angoscia l’uomo. Il Tè beve l’uomo, l’erba più amara.”

Guido Ceronetti, da “Pensieri del tè”, 1987

*****

“Lo Spirito del Tè comincia appena disceso ad operare. Leggere pressioni interne, agopunture invisibili, scatti tempestivi del sensorio, sampàn di lumettini, coloriture improvvise di silenzi, un susseguirsi puntuale di eccitamenti che vanno dall’occhio interno (che forse è un orecchio o una mano) lungo le disirrigidite vertebre, al coccige resurrecturo. Allora nel buio molte finestrine tornano vive, e le parole faticano meno a ritrovare il loro principio negli spazi lontani.”
Guido Ceronetti, da “Pensieri del tè”, 1987 (prefazione) 
*****
“Nelle regioni mentali profonde, dove il pensiero contempla la Via, dove il cielo s’incurva fino a circoscrivere con la sua danza invisibile il nostro doloroso sforzo di penetrarlo, è percepito soprattutto, come annuncio che il cielo è vicino, l’aroma del tè.”
Guido Ceronetti, da “Il silenzio del corpo”, 1979

*****

“Il Tè e l’Aglio sono ugualmente divini: ma il Tè proviene dalla Sefirà Bina (Intelligenza) di Dio, l’Aglio da Din-Gheburà (Giustizia-Forza). Il Tè dovrebbe essere bevanda dei buoni, dei calmi, dei veggenti; ma lo bevono anche i cattivi, gli irascibili, i pazzi: è un punto a favore della neutralità morale di Dio. L’Aglio è medico universale, ma non sono pochi ad aborrirne le cure: sono quelli che rifiutano di essere salvati. Il Tè non discrimina; l’Aglio sì. È delizioso, dopo aver mangiato alimenti mescolati con aglio, bere tè; ma non bere vino, è un funesto errore. La cattiva compagnia del vino trasforma l’aglio in un sicario, in un fumo di taverna. È da fuggire chiunque mescoli all’aglio il vino, perché porta disordine e corruzione.”
Guido Ceronetti, ibidem

*****

“Il tè, bevanda di popoli cerimoniosi, somiglia al monsone, alle piogge tropicali; calmante oppure eccitante, invita alle parole, alla distensione.”

Pascal Bruckner, da “Parias”, 1985

*****

William McGregor Paxton, “Foglie di tè”, 1909

 

*****

“Prima di diventare una bevanda, il tè era una medicina. Solamente nell’VIII secolo in Cina venne introdotto nel regno della poesia come uno dei divertimenti eleganti. Nel corso del XV secolo il Giappone elevò questa bevanda al rango di una vera religione estetica: il Teismo.”

Okakura Kakuzō, da “Il libro del tè”, 1906 

*****

“Il Teismo è un culto fondato sull’adorazione del bello, nello squallore dell’esistenza quotidiana. La sua essenza è costituita da purezza, armonia, mistero della reciproca carità e romanticismo dell’ordine sociale. È essenzialmente il culto dell’Incompiuto, un tentativo delicato di raggiungere il possibile in mezzo a quell’Impossibile che chiamiamo vita.”

Okakura Kakuzō, ibidem

*****

“La filosofia del tè non è un banale estetismo, almeno nell’accezione in cui usiamo comunemente questo termine, poiché essa ci aiuta a esprimere, insieme all’etica e alla religione, il nostro modo di vedere l’uomo e la natura.”

Okakura Kakuzō, ibidem

*****

“Oriente e Occidente, come due draghi scagliati in un mare agitato, lottano invano per riconquistare il gioiello della vita […]. Beviamo, nel frattempo, un sorso di tè. Lo splendore del meriggio illumina i bambù, le sorgenti gorgogliano lievemente, e nella nostra teiera risuona il mormorio dei pini. Abbandoniamoci al sogno dell’effimero, lasciandoci trasportare dalla meravigliosa insensatezza delle cose.”

Okakura Kakuzō, ibidem

*****

“Il tè non ha l’arroganza del vino, né la supponenza del caffè e neppure la leziosa innocenza del cacao.”
Okakura Kakuzō, ibidem

*****

“Nel liquido ambrato che riempie la tazzina di porcellana color avorio, l’iniziato può gustare il delicato riserbo di Confucio, il gusto piccante di Lao-tzu e il sapore etereo dello stesso Sakyamuni.”

Okakura Kakuzō, ibidem

*****

“La filosofia del tè è igiene perché richiede la più rigorosa pulizia; è economia perché dimostra che il benessere risiede nella semplicità piuttosto che nel complicato e pretenzioso; è geometria morale, in quanto definisce il rapporto tra i nostri sentimenti e l’universo.”
Okakura Kakuzō, ibidem

*****

“Mettemmo l’acqua per il tè a bollire sulla prua e ce ne andammo a poppa con la decisione di non occuparci più del bricco e pensare alle altre cose necessarie. Questo è l’unico sistema perché un bollitore serva al suo scopo sul fiume. Se si accorge che state aspettando con impazienza l’acqua bollente, non comincerà mai più a cantare. Il meglio da fare è di andarsene e cominciare a mangiare come se non voleste prendere il tè. Meglio non voltarsi nemmeno a guardarlo; vedrete che allora comincia subito a schizzar acqua bollente, matta per la voglia di diventare tè.”

Jerome K. Jerome, da “Tre uomini in barca”, 1889

*****

“Chi potrebbe negare che quando sto sorseggiando il tè nell’apposita sala, io non stia ingoiando anche l’intero universo e che questo istante in cui porto la mia tazza alle labbra non sia l’eternità stessa che trascende il tempo e lo spazio?”

Daisetsu Teitarō Suzuki, da “Zen e cultura giapponese”, 1959

*****

“La prima tazza mi umetta le labbra e la gola. La seconda bandisce la solitudine. La terza dissipa la pesantezza della mente, confusa da tante letture. La quarta fa esalare una lieve traspirazione, disperdendo dai pori tutte le sofferenze della vita. La quinta mi purifica, la sesta mi apre il regno degli immortali. La settima, ah perché non ne posso bere di più! Riesco solo a sentire il soffio di un vento fresco che alita nelle mie maniche. Dov’è Horaisan? Lasciatemi cavalcare questa dolce brezza che mi trasporterà laggiù!”
Lu T’ung, da “Canto del tè”, I sec.

*****

“Le migliori foglie di tè devono piegarsi come stivali di cuoio dei cavalieri tartari, arricciarsi come le corna di un bue potente, schiudersi come la nebbia che sale da un burrone, scintillare come un lago sfiorato dallo zèfiro ed essere umide e molli come terra bagnata dalla pioggia.”
Lu Yu, da “Il canone del tè”, I sec.

*****

“Il caffè è per i vincenti, per gli intraprendenti, per chi ignora il tè, rinuncia al pranzo, si alza presto, si impegna perché è oppresso dai sensi di colpa, per mentecatti privi di spiritualità, ossessionati dal denaro e dal prestigio sociale. Dovremmo rifuggire il caffè e dedicarci anima e corpo al tè, l’antica bevanda dei poeti, dei filosofi e dei meditatori.”

Tom Hodgkinson, da “L’ozio come stile di vita”, 2004

*****

“Bolle il tè,
spazio mio dorato,
mia ambra pura e ardente.
Posso stare da sola.
So stare da sola.
Scrivo a lume di tè.”
Nina Cassian, da “Intimità”
*****

Nell’immagine in evidenza: Mizuno Toshikata, “Cha no yu nichinichisō”

Lascia un commento