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Quando la poesia si ispira alla pittura: Szymborska e Ōhashi

04.03.2024
Gente sul ponte
Strano pianeta e strana gente che lo abita.
Sottostanno al tempo, ma non vogliono accettarlo.
Hanno modi per esprimere la loro protesta.
Fanno quadretti, ad esempio questo:
A un primo sguardo nulla di particolare.
Si vede uno specchio d’acqua.
Si vede una delle sue sponde.
Si vede una barchetta che s’affatica.
Si vede un ponte sull’acqua e gente sul ponte.
La gente affretta visibilmente il passo
perché da una nuvola scura la pioggia
ha appena iniziato a scrosciare.
Il fatto è che poi non accade nulla.
La nuvola non muta colore né forma.
La pioggia non aumenta né smette.
La barchetta naviga immobile.
La gente sul ponte corre
proprio là dov’era un attimo prima.
E’ difficile esimersi qui da un commento:
il quadretto non è affatto innocente.
Qui il tempo è stato fermato.
Non si è più tenuto conto delle sue leggi.
Lo si è privato d’influenza sul corso degli eventi.
Lo si è ignorato e offeso.
A causa di un ribelle,
un tal Hiroshige Utagawa
(un essere che del resto
da molto, come è giusto, è scomparso),
il tempo è inciampato e caduto.
Forse non è che una burla innocua,
uno scherzo della portata di solo qualche galassia,
tuttavia ad ogni buon conto
aggiungiamo quanto segue:
Qui è bon ton
apprezzare molto questo quadretto,
ammirarlo e commuoversene da generazioni.
Per alcuni anche ciò non basta.
Sentono perfino il fruscio della pioggia,
sentono il freddo delle gocce sul collo,
guardano il ponte e la gente
come se là vedessero se stessi,
in quella stessa corsa che non finisce mai
per una strada senza fine, sempre da percorrere,
e credono nella loro arroganza
che sia davvero così.
Wislawa Szymborska, “Gente sul ponte”, dal libro omonimo, 1996 – Traduzione di Pietro Marchesani
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In evidenza: Hiroshige Ōhashi. ” ad Atake”, nella serie “Cento vedute di luoghi celebri di Edo”, 1857
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Vincent Van Gogh, in “Ponte sotto la pioggia” (1886 -1888), fece una copia di questo stesso quadro: 

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