Linguaggi

L’autunno del dolore

26.03.2024
“La malinconia è l’autunno del dolore.”
Anne Barratin, in “De vous à moi”, 1892
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Malinconia

 

“Calante malinconia lungo il corpo avvinto
al suo destino

Calante notturno abbandono
di corpi a pien’anima presi
nel silenzio vasto
che gli occhi non guardano
ma un’apprensione

Abbandono dolce di corpi
pesanti d’amaro
labbra rapprese
in tornitura di labbra lontane
voluttà crudele di corpi estinti
in voglie inappagabili

Mondo

Attonimento
in una gita folle
di pupille amorose

In una gita che se ne va in fumo
col sonno
e se incontra la morte
è il dormire più vero.”

Quota Centoquarantuno, il 10 luglio 1916
Giuseppe Ungaretti, “Malinconia”, da “Il porto sepolto”, in “L’Allegria”, 1916
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In mattinata si manifestarono
“In mattinata si manifestarono
due o tre malinconie
a cui nel pomeriggio
sopraggiunse una terza,
a sera quando si temeva
che le malinconie si tramutassero
in tristezza irreversibile,
la memoria senza nostalgia
cominciò a produrre anticorpi.”
Vito Riviello
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Non ho potuto scegliere

“Non ho potuto scegliere
niente nella vita
secondo la mia volontà
il mio sapere
le buone intenzioni

né una professione
un rifugio nella storia
un sistema che spiegasse tutto
né tante altre cose
perciò ho scelto i luoghi
tanti luoghi di sosta
– tende
– locande sulla strada
– asili per senzatetto
– foresterie
– notti sub love
– celle di conviventi
– pensioni in riva al mare

i veicoli
come tappeti volanti
di una fiaba orientale
mi trasportavano
da un luogo all’altro
assonnato
estasiato
tormentato dalla bellezza del mondo”

 

Zbigniew Herbert, da “Poeti della malinconia”, 2001

 

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Domenico Fetti, “Malinconia”, 1620

 

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Spleen

 

“Quando, come un coperchio, il cielo basso e greve
schiaccia l’anima che geme nel suo tedio infinito,
e in un unico cerchio stringendo l’orizzonte
fa del giorno una tristezza più nera della notte;

quando la terra si muta in un’umida segreta
dove, timido pipistrello, la Speranza
sbatte le ali contro i muri e batte con la testa
nel soffitto marcito;

quando le strisce immense della pioggia
d’una vasta prigione sembrano le inferriate
e muto, ripugnante un popolo di ragni
dentro i nostri cervelli dispone le sue reti,

furiose a un tratto esplodono campane
e un urlo tremendo lanciano verso il cielo,
così simile al gemere ostinato
d’anime senza pace né dimora.

Senza tamburi, senza musica, dei lunghi funerali
sfilano lentamente nel mio cuore: Speranza
piange disfatta e Angoscia, dispotica e sinistra,
pianta sul mio cranio riverso la sua bandiera nera.”

 

Charles Baudelaire, “Spleen,” da “Les Fleurs du mal”, 1857

 

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Nell’immagine: Louis Francois Lagrenee, “Malinconia” 

 

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