Magazzino Memoria

Ed era l’alba del 25 aprile

25.04.2024
La notte che io ho definito la notte del silenzio, non parlava più nessuno. Non sentivi un rumore. Speravi che succedesse qualcosa e non sapevi cosa volevi che succedesse. Aspettavi e non sapevi cosa aspettare. Eravamo come dei fantasmi incollati a ‘ste barricate fino alle sei del mattino quando spuntò l’alba.
Ed era l’alba del 25 aprile.
Non era ancora finita.
Usciti [i fascisti] dalle caserme entriamo noi ad occupare le caserme. E ad un certo punto troviamo due fascisti che si erano nascosti, e si poneva il problema di cosa poterne fare di quei due, perché non era un momento facile e questo loro lo sapevano benissimo.
Cosa cambiavan due morti in più, cosa cambiava? E vennero mandati a casa.
E qui passano gli anni. Una sera la custode mi dice “Guardi che c’è stato un signore a cercarla. Dice che voleva ringraziarla perché lei gli ha salvato la vita, comunque dice tornerà più tardi.”
Difatti è tornato con una bambina. Era uno dei due. Questa bambina mi sorrideva ed era un sorriso per me che arrivava da lontano, e rotolava lontano. Era la vita che avrebbe potuto non esserci. E io ho accarezzato quella bambina. Ma mentre la accarezzavo, pensavo ai miei due figli che se per caso avesse vinto suo padre, loro non sarebbero nemmeno nati.
Giuseppe Colzani, partigiano

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