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Poesia cinese

01.05.2024
“Per il momento, lascerò queste poesie a germogliare lontano dagli sguardi, tra le mie montagne. Forse tra cinquecento anni, qualcuno mi raggiungerà, aggiungendo alle sue le mie armonie”.
Shih-shu (XVII-XVIII secolo)
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“I ricchi temono di diventare poveri
per me la povertà è un privilegio
seguo il destino delle miriadi di vette:
qui non serve il denaro
tetto piastrellato di paglia presso un rivo
roccia in bocciolo che drappeggia la cancellata
di bambù: in inverno, vado a caccia del sole;
quando viene l’estate, mi apposto in riva al mare.”
Shih-shu (Cina, XVII-XVIII secolo)
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“Contro il dolce mattino primaverile che fluttua
l’arrogante rantolo di una carrozza;
i rami di pesco indicano il villaggio
il salice lambisce le sponde dello stagno

al modo delle carpe dalle scaglie scintillanti
e delle anatre che vagano in coppia
il poeta si guarda intorno; in questa vita
tutti sono intrappolati in una rete di chiacchiere”

Shih-shu (Cina, XVII-XVIII secolo)
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“Il sentire del mondo fa compassione
ma le colline non hanno paura:
rivestite di alberi e di foreste
sono il terreno di caccia della poesia
il mio cuore è libero come le bianche nubi
il corpo è leggero come una foglia
scimmie e uccelli mi guidano, il loro vigore
è candido: si erge, sorpassa ogni cosa.”
Shih-shu (Cina, XVII-XVIII secolo)
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Hasui Kawase, “Venti vedute della luna di Tokyo al fiume Arakawa”(Akabane)
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“Dal principio del mondo
la verità non ha avuto maestri,
La si coglie da soli
per un guizzo spontaneo del cuore.
Sappiate, o miei novizi
giusto adesso ordinati,
L’eterno è qui e ora,
mentre prendono forma queste parole.”
Ikkyū Sōjun (1394-1481), da Ornella Civardi, “Ikkyū Sōjun. Nuvole vaganti. La raccolta di un maestro zen”)
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“Siamo tutti creature
destinate a smarrire la strada,
Profondo è l’inganno
che neppure ci sentiamo ingannati.
Ma se la nostra via
di ricerca non ricercasse la luce,
Allora il divino ch’è in noi
senza sforzo si compirebbe qui e ora.”
Ikkyū Sōjun (1394-1481), da Ornella Civardi, “Ikkyū Sōjun. Nuvole vaganti. La raccolta di un maestro zen”)
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Nell’immagine: Oka Fuhô (Baikei), “Farfalla e Morning Glory”, anni 1880

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